Il comitato di Oslo ha insignito due voci indipendenti e pertanto dissidenti dell’informazione in Russia e nelle Filippine del prestigioso riconoscimento. La dedica del caporedattore di Novaja Gazeta alla collega uccisa, proprio 15 anni fa, Anna Politovskaja
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Niente minaccia il pensiero unico come l’audacia della parola. Quando la democrazia è minacciata da un potere esercitato con violenza e arbitrio, l’informazione autentica che si nutre di fatti trattati e raccontati con integrità e fedeltà alla verità, diventa voce dissidente e necessaria per la tutela dei diritti e delle libertà, argine essenziale alle derive degli autoritarismi.
“Per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura” ad essere insigniti quest’anno del Premio Nobel per la Pace, sono stati Dmitry Muratov e Maria Ressa, due giornalisti impegnati in Russia e nelle Filippine, paesi in cui la libertà di stampa è minacciata e il loro lavoro è tanto scomodo quanto necessario. Questo importante riconoscimento dimostra come questa professione, esercitata con il rigore che i fatti richiedono e con il coraggio di cui la verità non può fare a meno, sia fondamentale ma anche pericolosa. Interminabile l’elenco di cronisti e reporter spiati, perseguitati, minacciati, uccisi.
Maria Ressa, cofondatrice di Rappler
Filippina naturalizza statunitense, persona dell'anno dalla rivista Time nel 2018 e inserita nel 2019 nell'elenco delle 100 persone più influenti, Maria Ressa è cofondatrice del sito di notizie Rappler, noto per le sue inchieste che non hanno mai esitato a colpire anche il presidente Rodrigo Duterte, soprattutto con riferimento alla cosiddetta guerra alla droga. Una esposizione contro l’abuso di potere che Maria Ressa ha pagato con arresti e detenzioni. Anche la testata web è stata destinataria di provvedimenti giudiziari. Prima di fondare il sito, Maria Ressa si era occupata di terrorismo nell'Asia sudorientale, aveva l'ufficio di corrispondenza di Cnn a Manila che aveva guidato per quasi dieci anni prima di aprire l'ufficio dell'emittente americana di Giakarta, diretta dal 1995 al 2005.
Dmitry Muratov, caporedattore di Novaja Gazeta
Dmitry Muratov è stato giornalista della Komsomolskaya Pravda, prima di fondare nel 1993 l’unica testata indipendente russa, Novaja Gazeta, di cui dal 1995 è caporedattore. Con sessanta giornalisti Novaja Gazeta è ancora oggi un giornale che non serve il potere ma la verità dei fatti e che ha pagato uno scotto altissimo per questa sua indipendenza. Tra gli editori anche Mikhail Gorbaciov, che aveva devoluto parte del suo Premio Nobel per la pace del 1990 per finanziarne la nascita. Nei suoi quasi trent’anni di attività, alcuni dei suoi collaboratori e giornalisti sono stati minacciati fino ad essere uccisi. Tra loro anche Natalia Chusainovna Estemirovan, nel 2009, e Anna Politkvoskaja di cui lo scorso 7 ottobre ricorrevano i 15 anni dal suo assassinio, consumatosi nel 2006 a Mosca sotto la sua abitazione.
La dedica ad Anna Politkovskaja
Coraggiose e puntuali le sue inchieste sulle violenze commesse contro i civili dalle forze russe in Cecenia e altrove, di cui riferiva proprio a Dmitry Muratov, suo caporedattore. Il ruolo di unica testata russa libera, in grado di informare dove regnano corruzione, violenza e connivenza, conquistato da Novaja Gazeta si deve certamente al lavoro prezioso svolto da Anna Politkoskaja alla quale lo stesso Muratov ha dedicato il premio.
Anna, voce libera come la verità
Una voce libera e forte come la verità di cui diveniva testimone diretta e irriducibile. Per questo fu necessario fermare per sempre le sue inchieste. Un delitto ancora oggi senza mandanti; un’impunità intollerabile come le violenze subite dalla popolazione cecena durante il conflitto con la Russia che lei raccontava. Un dramma, vicino nel tempo, da lei descritto con chiarezza, circospezione, responsabilità.
Il racconto di Anna Politkovskaja non lesinava dure critiche all’operato del presidente Vladimir Putin e le forti denunce circa le violazioni dei diritti mani in Cecenia: parole coraggiose e necessarie perché senza di esse nessuno avrebbe saputo. Per Anna era un dovere fare qualcosa di necessario e una responsabilità farlo avendone la possibilità.
Giornalismo per la Pace
Il Nobel per la Pace a Maria Ressa e Dmitry Muratov è un "premio alla libertà di stampa in ambienti ostili al giornalismo indipendente", ha commento Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, sezione del movimento internazionale di Difesa dei Diritti Umani insignito dello stesso premio nel 1977.
Prima di Maria Ressa e Dmitry Muratov, il comitato di Comitato norvegese per il Nobel di Oslo aveva premiato il giornalismo per il suo impegno in difesa della Libertà, della Giustizia e della Pace, insignendo nel 1911 Alfred Hermann Fried, giornalista austro-ungherese e fondatore del Die Friedenswarte, e nel 1935 Carl Von Ossietzky, giornalista pacifista tedesco, recluso dal 1933 per ordine della Gestapo e che in carcere, dove poi morì, seppe del riconoscimento.