Nuovi particolari emergono sulla vicenda di David Rossi, il responsabile della comunicazione di Mps morto nel 2013 dopo un volo dalla finestra del suo ufficio nella sede di Rocca Salimbeni. La versione ufficiale parla di suicidio, ma sua moglie Antonella Tognazzi non ci ha mai creduto e da 8 anni sta cercando di fare emergere quella che lei considera la verità.

Della vicenda si era occupata nei mesi scorsi anche il nostro network quando, in esclusiva, avevamo fatto ascoltare l’audio (ASCOLTA) dell’avvocato Giancarlo Pittelli nel quale il noto penalista, imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott, confidava ad un collega che David Rossi sarebbe stato ucciso.

Della storia del responsabile della comunicazione di Monte dei Paschi se ne sta occupando adesso la commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Pierantonio Zanettin, che proporrà ai colleghi di inviare gli atti al Csm e alla procura di Genova.

Intanto, in quella sede è stato sentito Pasquale Aglieco, comandante provinciale dei carabinieri di Siena. La sera della morte di Rossi, ha dichiarato il graduato dell’Arma, sul cellulare della vittima sarebbero arrivate due telefonate.
Alla domanda se qualcuno avesse risposto a telefonate sul cellulare di Rossi, Aglieco ha risposto: «Mi sembra di ricordare il dottor Nastasi», vale a dire il pubblico ministero della procura di Siena che si stava occupando dell’inchiesta e che ora è in servizio a Firenze dove segue alcune importanti inchieste come quella su Matteo Renzi e Fondazione Open.

«Il telefono di Rossi ha squillato un paio di volte - ha affermato l'ufficiale - Una era la telefonata del giornalista Tommaso Strambi e un'altra, se ricordo bene, era la telefonata dell'onorevole Santanché», telefonata «che mi ricordo perfettamente» mentre «mi è tornata alla mente» dopo «quella di Strambi anche perché ho sentito che lo ha detto qua» in commissione.
«Qualcuno rispose a quel telefono?» della Santanché, viene domandato al colonnello. «Mi sembra di ricordare il dottor Nastasi», ha risposto l'ufficiale.

«Si sono parlati?», gli è stato anche chiesto. «Gli avrà solamente detto “Sono il pubblico ministero”» ha risposto ancora l'ufficiale dell'Arma sottolineando che il pm è considerato il padrone della scena criminis. Dagli atti, è stato osservato da un commissario, risulta che la telefonata con la Santanché è durata 38 secondi.

«E quindi ci avrà parlato», ha concluso Aglieco. Sul fatto se sia normale che un pm risponda a un telefono presente sul luogo di un reato l'ufficiale ha risposto: «Francamente non lo so, se sia normale perché non è previsto da nessuna parte, né sì né no -, se sia opportuno forse...».

Al colonnello è stato poi fatto notare che la telefonata non compare in nessuna relazione agli atti delle indagini: «Il pm - ha detto ancora Aglieco - è il titolare dell'inchiesta».

Quelle dichiarazioni del comandante dei carabinieri di Siena hanno provocato la reazione della famiglia Rossi. «Le dichiarazioni del colonnello Aglieco – ha dichiarato l'avvocato Carmelo Miceli, legale della moglie di Rossi Antonella Tognazzi e della figlia Carolina Orlandi- sono l’ennesima conferma di quanto non sia possibile per nessuno definire buone indagini quelle eseguite sulla morte di Rossi. Noi lo sosteniamo da tempo».

«Abbiamo formulato un'istanza chiedendo venisse investita la procura generale presso la Suprema Corte di Cassazione per dirci quale sia l'autorità competente: non appena avremo la risposta ci rivolgeremo alla procura, che avrà dunque senza dubbio la competenza, e chiederemo un confronto», prosegue l'avvocato Miceli dicendosi a quel punto pronto anche a chiedere «l'istanza per la riapertura delle indagini».

«Davanti alla testimonianza di Aglieco – ha aggunto Carolina Orlandi - siamo rimaste senza parole: dopo otto anni veniamo a sapere che tutta la scena è stata inquinata dai pm. È gravissimo, non è possibile né che accada né che si scopra dopo 8 anni».

«Sappiamo che pm ha risposto al telefono di David quando era già senza vita», prosegue Orlandi facendo riferimento alle parole del col. Aglieco. «È stata inquinata di fatto la scena del crimine prima dell'arrivo della scientifica cioè prima che tutto, come da manuale, venisse cristallizzato», ha continuato Carolina Orlandi aggiungendo che secondo quanto emerso è stato «rovesciato il cestino con i fazzolettini sporchi di sangue sulla scrivania».

«La testimonianza è stata lunga e piena di contraddizioni», osserva Carolina Orlandi riguardo alle parole del colonnello Aglieco concludendo: «Abbiamo un sacco di materiale su cui lavorare. Speravamo che dal lavoro della Commissione di inchiesta portasse nuovi elementi. Ci vorrà lavoro per verificare ciò che ha detto, confrontarlo con altre versioni che aveva dato».