La richiesta urgente della Ong di un porto sicuro per 104 persone a bordo: «E' inaccettabile che debbano subire l'incertezza di non sapere cosa sarà di loro»
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Sono dieci giorni che la Ocean Viking attende in mare lo sbarco immediato delle 104 persone soccorse in zona Sar libica il 18 ottobre. «Ci sono 41 bambini e ragazzi minorenni, i più piccoli hanno due e undici mesi, uno è nato in un centro di detenzione in Libia. Eppure ancora oggi vengono lasciati in un limbo sul ponte di una nave di soccorso senza una soluzione in vista per lo sbarco aggiungendo ulteriore sofferenza dopo la situazione di pericolo vissuta in mare», dice Louise Guillamaut, vicedirettore delle operazioni di Sos Mediterranée.
Dieci giorni in mare in attesa di un porto dove sbarcare non si vedevano da quando al Viminale sedeva Matteo Salvini. Nelle tre precedenti missioni di soccorso la Ocean Viking aveva sempre ottenuto il permesso di sbarcare nel giro di due-tre giorni al massimo, questa volta invece la sua richiesta di porto sicuro è stata ignorata dall'Italia. Il centro di ricerca e soccorso della Guardia costiera di Roma alle reiterate richieste della nave ha risposto che il soccorso non era di sua competenza essendo avvenuto in zona Sar libica. Esattamente come accadeva prima.
Migranti: accordo naufragato tra Paesi europei
Nemmeno l’arrivo di Luciana Lamorgese al Viminale e ancora prima gli incontri tra Paesi europei a Malta e Lussemburgo è servito ad avviare quel fatidico meccanismo di spartizione automatico in Europa dei migranti soccorsi nel Mediterraneo. Accordo che sembra ormai miseramente naufragato soprattutto dopo la bocciatura, la scorsa settimana, al parlamento europeo della mozione favorevole ai soccorsi delle Ong.
Venerdi scorso, Lamorgese ha invitato al Viminale un'ampia rappresentanza delle Ong per una ripresa di confronto ma nulla si è sbloccato della situazione della Ocean Viking. E questa mattina Msf e Sos Mediterranée hanno deciso di far partire l'appello «ad un'ampia coalizione di Stati europei di facilitare urgentemente l'assegnazione di un porto e avviare finalmente un meccanismo di sbarco prevedibile e coordinato». «Ogni paziente visitato nella clinica di bordo di Msf ci ha raccontato di aver subito o assistito a violenze. Le donne hanno detto di essere fuggite dai loro paesi a causa di matrimoni forzati, mutilazioni genitali o violenze sessuali - spiega Michael Fark, capomissione di Msf - E' inaccettabile che da dieci giorni queste persone già vulnerabili abbiano dovuto subire non solo le intemperie, bloccate in mare aperto, ma anche l'incertezza di non sapere cosa sarà di loro».
Oltre alla Ocean Viking c'è un'altra nave che da tre giorni pendola tra Malta e Lampedusa, la Alan Kurdi con 92 persone a bordo soccorse durante un salvataggio ostacolato da presunti miliziani libici arrivati a bordo di motoscafi che hanno sparato con mitragliette in aria e a mare dove nel frattempo si erano gettati decine di migranti poi recuperati dalla nave di Sea eye. Risolta in brevissimo tempo invece la situazione della Open Arms che questa mattina trasborda su un mezzo della Marina maltese i 43 migranti soccorsi sabato notte in zona Sar maltese e a cui La Valletta ha subito offerto lo sbarco.