Tre boss si trovavano già in carcere mentre un quarto indagato è stato rintracciato a Roma dove si era trasferito. Qui faceva la comparsa in diverse fiction
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Quattro ordinanze di custodia in carcere per due omicidi di camorra avvenuti oltre trenta anni fa, quello di Angelo De Caro, ucciso a Napoli in via Gherardo Marone il 6 giugno 1990, e quello di Pasquale Bevilacqua, assassinato a Napoli in via Cupa Coppa di Chiaiano il 6 febbraio 1991. Ad eseguire le misure è stata la Polizia, in seguito ad indagini coordinate dalla Procura distrettuale. Tra i destinatari c'è Giuseppe Lo Russo, alias Peppe o' Capitone, detenuto nel carcere di Catanzaro: secondo gli inquirenti, Lo Russo - vertice dell'omonimo clan egemone nei quartieri di Miano, Chiaiano, Piscinola e Marianella - sarebbe responsabile di entrambi gli omicidi. Lo Russo è detenuto ininterrottamente dal 1998 a causa di una pena a 25 anni di reclusione per associazione camorristica, omicidio, estorsione e reati in materia di stupefacenti.
Gli altri provvedimenti hanno riguardato Vincenzo Licciardi, detto "O Chiatt", detenuto nella casa di reclusione di Opera; Gaetano Bocchetti, "Nanuzz", internato nella casa circondariale di Tolmezzo e Carmine Costagliola, alias "Provolino". Quest'ultimo faceva la comparsa in diverse fiction.
A Licciardi e Bocchetti, anche loro dei boss detenuti da lungo tempo, viene contestato il solo omicidio di Bevilacqua, mentre a Costagliola, arrestato a Roma dalla Polizia di Napoli e della capitale, quello di De Caro. Vincenzo Licciardi è ritenuto il capo dell'omonimo clan egemone nei quartieri di Secondigliano e zone limitrofe. È in carcere dal 1998 per una condanna a 21 anni di reclusione.
Gaetano Bocchetti è invece al vertice del gruppo Bocchetti-Sacco, egemone nel rione Don Guanella, ed è detenuto pure lui 1998: sta scontando 25 anni di reclusione per associazione camorristica. Carmine Costagliola, infine, era legato ai Lo Russo, federati con i Licciardi e Bocchetti-Sacco nell'Alleanza di Secondigliano.