Anche all’Italia servirebbero decreti immediatamente operativi, per cancellare le mille norme che, nei fatti hanno agevolato l’economia criminale. Ma per farlo occorrerebbero la stessa rapidità e operatività garantite dal presidente Usa
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Donald Trump
Chiunque abbia ascoltato, ieri, il discorso di insediamento di Donald Trump, ed abbia seguito l’intera giornata di celebrazioni a Washington, ha capito (finalmente!) che il mondo è di fronte a cambiamenti di natura epocale. Per parrucconi, perbenisti ipocriti, nostalgici delle liturgie dei secoli passati non c’è più spazio. L’accelerazione, piaccia o non piaccia, è decisiva, immediata, dirompente. Qualche benpensante da salotto aristocratico avrà storto il muso, con contorno di radical chic in congestione da privilegi immeritati, senz’altro timorosi di doversi alzare dalla sedia per iniziare a lavorare sul serio.
Trump è in piena e assoluta sintonia con uno Stile Americano che ricorda l’epica conquista del West, i film di John Wayne ispirati dal patriottismo hollywoodiano, l’avanzata dei mezzi corazzati del generale Patton in Europa, la freddezza del presidente Truman nello sganciare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, la determinazione d’acciaio del generale MacArthur comandante supremo delle forze alleate nel Giappone sconfitto e poi nella Guerra di Corea. Trump è in connessione ideologica con Ronald Reagan, e non è troppo distante dai toni messianici dello stesso John Fitzgerald Kennedy.
I progressisti del “sediamoci ancora a tavola fin quando il popolo bue non reagisce” tacciano Trump di conservatorismo. Non è così: guai nella storia a giudicare il presente con i parametri del passato. Uno dei passaggi più belli e intensi del discorso di ieri, volutamente sottaciuto da certa stampa strabica, è stato l’omaggio al gigante Martin Luther King, leader ammazzato del movimento per i diritti civili degli afroamericani, teorico della non-violenza come l’immenso Gandhi. Per Trump, come per Musk, non esistono bianchi, neri e gialli, ebrei o cattolici, ma solo capaci e incapaci, gente disposta a darsi da fare e parassiti di burocrazie ormai insostenibili e sclerotizzate, di caste che pretendono di comandare senza il potere eminentemente democratico ricevuto dal popolo.
L’altra faccia della medaglia, emersa sempre ieri per voluta dimenticanza, è l’Unione Europea dei misuratori del diametro delle vongole, dei soffocatori delle piccole e medie imprese, della stagnazione responsabile di giganteschi disastri sociali, della finanziarizzazione dell’economia, di banchieri e alti burocrati che sgambettano i rappresentanti del popolo, dei maniaci della regolamentazione che ubbidiscono, essi sì, alle tentazioni dei predicatori alla Savonarola, o dei seguaci del protestantesimo più rigido ed estremista. Quando Napoleone Bonaparte, in una fase di tragico superamento degli eccessi giacobini della Rivoluzione Francese, sconvolse con l’avanzata delle sue armate gli assetti politico-istituzionali di un’Europa ancora medievale, fu visto dalle elité a lui contemporanee alla stregua di un demonio. Ma con le cannonate sparate contro le monarchie che reggevano ancora, nella forma o nella sostanza, modelli feudali, giunse anche lo tsunami delle conquiste dell’Illuminismo.
Ieri Trump non era solo: chi ha voluto vedere ha visto! Accanto alla sua famiglia e ai suoi principali collaboratori c’erano alcuni dei più grandi imprenditori del pianeta detentori di servizi fondamentali e di tecnologie avveniristiche. Né qualcuno potrà far vinta di non notare le assenze: nessun decadente leader europeo tranne Giorgia Meloni. Gli Americani, ma in verità tantissimi nel mondo, amano l’Italia, il suo genio, la sua cultura, il suo culto magnogreco e rinascimentale della bellezza, i suoi stili di vita, Venezia, Firenze, Roma, Napoli.. Ma nessuno è più disposto a sopportare i rigurgiti colonialistici della Francia, o le manie di grandezza di una Germania che ha già perso la prima e la seconda Guerra mondiale, e che sta per perdere la terza che è tutta economica. A meno di cambiamenti politici radicali e imminenti. Sia chiaro: amiamo i Francesi e i Tedeschi, siamo fratelli nella storia di almeno tre millenni. La bacchettata è a certe classi dirigenti che non hanno avuto capacità di visione, volta a costruire una vera Europa Federale, come i padri dell’autentico europeismo auspicavano.
A Bruxelles e a Strasburgo si è pensato, invece, di devastare la ricchezza delle identità e delle produzioni locali, per forme di omologazione che hanno schiacciato e umiliato l’unica vera grande forza del Vecchio Continente: il percorso tracciato dai secoli, che ha radici profondissime nella civiltà greco-romana e poi in quella cristiana.
Ma mentre l’Europa dorme, l’America si sveglia e rilancia, consapevole che senza cambiamenti radicali si rischia di morire. Che atteggiamento tenere? Cavalcare l’onda che giunge dall’Atlantico o alzare trincee? Ignorare la linea Trump o andarle incontro? L’Italia ha un urgentissimo bisogno di demolire i mille steccati che non consentono al Genio Nazionale di esplodere con tutta la propria forza creativa. Servirebbero anche da noi 2-300 decreti immediatamente operativi, per cancellare le mille norme che, nei fatti, e si rifletta su quanto sto dicendo, hanno agevolato l’economia criminale e la colonizzazione asiatica. Lo dico con linguaggio da bar: se ammazzi gli Italiani operosi e perbene, lasci spazio a tutti quelli che delle regole formali se ne fregano perché rispondono a mondi paralleli. Ma occorrerebbero la stessa rapidità e operatività garantite da Trump: insediamento, firme, avanti tutta!
L’Italia, per dirne solo una, non può essere invasa da cibi stranieri trattati con fitofarmaci vietati in Europa, e proposti a prezzi competitivi, mentre i nostri agricoltori anziché stare in campagna devono sedersi giornate intere alla scrivania per sbrigare pratiche e adempiere a mille folli adempimenti. E poi chiudono la baracca! Impegno e meritocrazia, solo questi due pilastri potranno salvarci da un percorso di decadenza che è già in atto. Basta clientele e basta sperperi, basta finanziamenti a pioggia ai “prenditori”, basta con i politici mestieranti schiavi della loro stessa condizione e quindi incapaci di pensare ai bisogni reali del popolo. I finto-progressisti parlano di “diritti” in teoria in un mondo che assiste inerme al continuo massacro dei diritti stessi, perché la società reale è quella di chi sta per strada e non quella dei salotti incipriati.
Donald Trump, che passerà alla storia come uno dei più grandi Presidenti che l’America abbia mai avuto (vi piaccia o no!), ha delineato ieri un percorso pacifista che avrà senz’altro fatto arrossire i suoi predecessori le cui politiche (democratiche?) hanno sostanzialmente ingrassato i produttori di armi. Si riconverta l’economia delle armi per scopi deterrenti o per conquistare lo spazio. Andiamo su Marte invece che gettare bombe sull’Ucraina! Sono più pericolose le strategie guerrafondaie o le trivellazioni? Che ne pensano gli oltranzisti del “verde”? Quanto ha inquinato il pianeta la guerra d’Ucraina? Molto di più, senz’altro, delle “scorregge” delle mucche additate come le nemiche del pianeta! In un’altra puntata la necessità assoluta di riscossa del Sud e della Calabria.