L’Etna si muove e sta letteralmente scivolando verso il mare. Ogni anno, per via della forza di gravità, si avvicina di 2 o 3 centimetri, rischiando di collassare su se stesso. È quanto riportato in uno studio, condotto da un gruppo di scienziati, pubblicato su Science Advances. I dati si riferiscono ad un arco temporale compreso tra l’aprile 2016 e il luglio 2017 e sono stati raccolti da ricercatori dell’istituto tedesco “Geomar”. A fornirli, l’installazione di sensori subacquei, strumenti indispensabili per il monitoraggio dei fondali. Mentre in 5 mesi, la situazione si è mostrata tranquilla, in  solo 8 giorni, nel maggio 2017,  il fianco sudorientale dell’Etna si è spostato di 4 centimetri verso est.

Ingv: «Basse possibilità»

A livello geologico, un dato rilevante che fa ipotizzare uno scenario limite, ovvero il cedimento della montagna sotto il suo stesso peso. Un evento non da escludere, quindi, il franare del vulcano in mare e la successiva formazione di uno tsunami. Sulla questione, che ha destato particolari allarmismi, è anche intervenuto Eugenio Privitera, direttore della sezione di Catania dell’Ingv. Nel gettare acqua sul fuoco, ha specificato che si tratta di ipotesi generali: «Il Dipartimento nazionale della Protezione civile lo considera tra gli scenari possibili. Probabilmente il peggiore. Il fatto che possa accadere, non significa che accadrà e se accadrà non sappiamo quando». La ricerca Science «ha fornito delle importanti informazioni sulla parte sommersa del vulcano (foto meteoweb), informazioni che fino a ieri non erano disponibili». Il “collasso” di un versante, tuttavia, non potrebbe escludersi a priori: «Pur esistendo il rischio, però, la sua probabilità non è quantificabile perché è talmente bassa che non si può misurare. In ogni caso, è chiaro che se si dovesse verificare, il collasso provocherebbe inevitabilmente uno tsunami».