Novak Djokovic lo ammette: due giorni dopo essere risultato positivo al coronavirus ha infranto le regole di isolamento per incontrare un giornalista per una intervista. Su Instagram, il numero uno del tennis mondiale ha ammesso che sì, avrebbe dovuto rimandare. «Mi sono sentito in dovere di condurre l'intervista a L'Equipe perché non volevo deludere il giornalista», ha scritto Djokovic nel post di Instagram. Il tennista ha garantito che in quell'occasione ha '«preso le distanze sociali e ho indossato una mascherina, tranne quando è stata scattata una fotografia».

Il giornalista: «Non mi disse che era positivo»

Il giornalista francese dell'Equipe che lo scorso 18 dicembre ha intervistato in Serbia Novak Djokovic non era stato informato che il tennista era positivo al Covid. In un articolo pubblicato dallo stesso quotidiano sportivo francese, il reporter Franck Ramella spiega di aver appreso del contagio solo dopo il fermo del tennista in Australia. Il giornalista racconta poi che gli era stato chiesto di non fare domande sui vaccini nel corso dell'intervista, durata circa 30 minuti e organizzata nell'ambito del conferimento a Djokovic del Champions Award dell'Equipe. Il reporter riferisce inoltre che il serbo indossava la mascherina durante il colloquio ma se l'è tolta durante la sessione fotografica per il premio, come peraltro ammesso dallo stesso tennista. Ramella aggiunge poi di essere risultato negativo ad un test effettuato ieri.

La falsadichiarazione

Novak Djokovic ha ammesso nel suo posto su Instagram che la dichiarazione di viaggio rilasciata alle autorità di frontiera al suo arrivo in Australia conteneva informazioni non corrette, avendo affermato nel questionario Covid che non aveva viaggiato nei 14 giorni precedenti, mentre in realtà si era recato in Spagna dalla Serbia.

Nel post, il campione serbo ha anche accusato il suo agente di aver commesso un errore nel modulo di viaggio per l'Australia, dove è andato per giocare gli Open 2022. È invece ''disinformazione'', ha aggiunto, quella che sostiene che sia andato in giro dopo il test positivo del 16 dicembre. «Voglio chiarire la continua disinformazione riguardo le mie attività e gli eventi a cui ho partecipato dopo la mia positività al Covid a dicembre. Questa è disinformazione che va corretta, in particolare per l'interesse di dell'ampia comunità preoccupata per la mia presenza in Australia e per il dolore e la preoccupazione che sta provocando alla mia famiglia», scrive Djokovic.

Giovedì la decisione

Una decisione sullo status del visto della star del tennis mondiale Novak Djokovic non è prevista fino a giovedì, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa australiana Aap. La partecipazione di Djokovic agli Australian Open della prossima settimana non è chiara perché il ministro dell'Immigrazione australiano Alex Hawke potrebbe usare il suo potere esecutivo per annullare il visto del campione serbo. Lunedì un tribunale di Melbourne aveva annullato una cancellazione originale del visto di Djokovic la scorsa settimana in connessione con le rigide regole di ingresso dell'Australia relative al coronavirus. Djokovic non è vaccinato. L'ufficio di Hawke ha affermato che ulteriori informazioni dagli avvocati di Djokovic hanno posticipato i tempi per una decisione.

«Gli avvocati del signor Djokovic hanno recentemente fornito lunghe ulteriori osservazioni e documentazione di supporto ritenuti rilevanti per la possibile cancellazione del visto del signor Djokovic», ha affermato l'ufficio di Hawke in una dichiarazione. «Naturalmente, questo influenzerà il lasso di tempo per una decisione». Nove volte campione record al Melbourne Park, il 34enne Djokovic sta cercando il 21esimo titolo del Grande Slam in carriera se gli sarà permesso di rimanere in Australia e giocare. Djokovic ha trascorso un'ora alla Rod Laver Arena mercoledì, la sua terza sessione di allenamento da quando è stato rilasciato dalla detenzione in hotel.

Rischia 5 anni di carcere 

Djokovic potrebbe rischiare fino a cinque anni di carcere in Australia. Secondo quanto scrivono The Sunday Morning Herald e The Age, le autorità del Paese stanno analizzando le discrepanze nelle informazioni fornite dal tennista serbo. La pena massima per chi fornisce prove false, sottolineano i media, è appunto una condanna a cinque anni. «Possiamo rivelare che l'indagine del dipartimento degli Affari Interni sulla star del tennis è stata ampliata includendo la sua violazione delle regole sull'isolamento in Serbia, le errate dichiarazioni sul formulario di ingresso in Australia relativo ai viaggi e le incongruenze sulla data del suo test per il Covid-19», scrivono i giornali australiani.