Succede a San Sepolcro: la superiora ha una relazione e lascia i voti. Nell'antico monastero restano soltanto tre sorelle: troppo poche. Il vescovo di Arezzo: «Decisione della Santa Sede»
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Questa volta l'amore ha superato le mura di un convento e ne ha persino decretato la chiusura. È successo nell’antico convento dei Padri Cappuccini di Sansepolcro. Dal 1611 appollaiato sul colle che domina il centro storico, centro di spiritualità e di accoglienza, fu concesso nel 2015 alle monache benedettine olivetane e diventò un monastero, dedicato a San Bernardo Tolomei. Ma, all’improvviso, una crisi vocazionale incrocia il sentimento, l'amore verso un uomo, e porta una delle due suore del convento ad abbandonare il velo. Si tratta della prima superiora del convento, Maria Teresa Saccente, una pugliese, quarantenne, energica e sempre sorridente - dicono gli abitanti della zona - capace di gestire con piglio manageriale i lavori di ristrutturazione e l’accoglienza per il turismo religioso - 19 posti letto nel convento, più altri 20 in alcuni bungalow nel bosco, con un grande spazio anche per matrimoni, battesimi e comunioni - , Suor Maria Teresa aveva ridato vita a un luogo caro a generazioni di fedeli della città di Piero della Francesca. Una scelta esistenziale e privata che però ha una ricaduta pubblica, ovvero nella piccola comunità monastica: l'altra consorella infatti ha 80 anni e sola non può di certo riuscire a portare avanti la complessa vita di un convento. Un convento dove da poco, a sfidare gli eventi, sono arrivate due novizie entusiaste e pronte ad intraprendere in profondità il percorso religioso. Attratte proprio dal lavoro di comunità voluto dalla suora 40enne, diventata la superiora.
E così a causa dell'amore, profano e improvviso, il convento non ha perso solo la monaca 40enne, ma anche la più anziana e le due più giovani mettendo fine all'esperienza di religione, vita comune e preghiera in quelle mura che non dipendono dalla diocesi o dal vescovo ma dal loro ordine religioso
«Quello che sto subendo mi segnerà per la vita»
La storia, in realtà - o secondo qualcuno, la coinvolgente relazione sentimentale della superiora di Sansepolcro - a un certo punto si sarebbe interrotta proprio per sua volontà, di sicuro, dice chi la conosce, spinta dalla sua forte vocazione. La rinuncia, però, non le ha evitato il peggio. Non è chiaro se per iniziativa della monaca, o per un ordine perentorio, o per la moral suasion della Congregazione, ma Suor Maria Teresa tornerà allo stato laicale.
È lei stessa a confermarlo al telefono a "Repubblica": «Le pratiche sono in corso», spiega. Chi l’ha frequentata negli ultimi giorni, la descrive sorridente come al solito, ma molto provata: «La gente piange per la chiusura del monastero, e anch’io piango», ha detto, «quello che sto subendo mi segnerà per la vita, e sarà difficile che in futuro io voglia ancora avere a che fare con la Chiesa». Ma davvero la causa di tutto è una storia di cuore? «Hanno voluto dire così, lasciamo che lo dicano, la faccenda è molto più complicata di quanto sembra», replica lei, a cui è stata appuntata al petto la lettera scarlatta, tipica della peccatrice, e di responsabile indiretta della nuova sottrazione alla città di quello che il sindaco, Mauro Cornioli, definisce, «un luogo spirituale e uno spazio di accoglienza di cui Sansepolcro non può fare a meno». A confermare la vicenda è lo stesso vescovo di Arezzo Riccardo Fontana, che pure dice di aver saputo «a cose fatte». Del resto, sottolinea, «io non c’entro nulla, è intervenuta la Santa Sede e tutto è finito».
Finito, per modo di dire: «È una vicenda molto dolorosa per le persone coinvolte», ammette il vescovo. E anche per chi, nel terzo millennio, si è ritrovata nei panni di una sventurata monaca seicentesca.