La Pasqua di Papa Francesco sta lentamente prendendo forma. Dopo settimane di incertezze legate alla sua salute, gli ultimi segnali parlano di un miglioramento evidente: la voce, più ferma rispetto alla domenica delle Palme, e la ripresa di un’attività di governo più intensa fanno ben sperare.

Il recupero del Pontefice, pur tra inevitabili cautele, consente di guardare con ottimismo alla sua presenza nella giornata simbolo della cristianità: il giorno di Pasqua, quando, dopo la messa, Francesco impartirà la benedizione Urbi et Orbi ai cattolici di tutto il mondo. Un gesto solenne e non delegabile, che richiede al Papa presenza fisica e forza, nonostante le difficoltà degli ultimi mesi.

Anche se la celebrazione della Messa pasquale potrebbe, se necessario, essere affidata a un cardinale di curia — come previsto da un “piano B” che indicava inizialmente il nome del decano Giovanni Battista Re — la benedizione dalla Loggia di San Pietro spetta esclusivamente a Papa Francesco. Resta da capire se il testo del messaggio sarà snellito per agevolarlo, anche se il Vaticano mantiene ancora il massimo riserbo su eventuali modifiche.

Sul fronte delle celebrazioni del Triduo Pasquale, invece, sono state necessarie alcune deleghe. La Messa in Coena Domini del Giovedì Santo sarà officiata dal cardinale Calcagno, mentre il rito della Passione, il Venerdì Santo, verrà presieduto dal cardinale Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali. Per la Via Crucis al Colosseo, i testi sono stati scritti personalmente dal Papa, ma la celebrazione sarà guidata dal cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis, e non da Francesco in persona.

Anche il tradizionale rito della lavanda dei piedi, momento fortemente simbolico della Messa del Giovedì Santo, è stato per il momento accantonato. In passato Francesco aveva voluto celebrarlo in contesti particolarmente significativi come carceri e centri di accoglienza.
Nel pomeriggio comune il pontefice si è recato in visita alla casa circondariale di Regina Coeli, dove ha incontrato una settantina di detenuti. «A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, in carcere», ha detto Bergoglio. E ha aggiunto: «Quest'anno non posso farlo, ma posso e voglio essere vicino a voi. Prego per voi e per le vostre famiglie». La visita è durata circa 30 minuti. «Vivrò la Pasqua come posso», ha detto Francesco rispondendo ai giornalisti all'uscita dal carcere.

La degenza e il successivo ritorno a Santa Marta sembrano aver dato frutti positivi: Francesco appare più energico, non porta più costantemente le cannule per l'ossigeno e si concede incontri più ravvicinati con i fedeli, bambini inclusi. Le raccomandazioni dei medici a evitare affollamenti sono passate in secondo piano davanti alla determinazione del Pontefice a non sottrarsi all'abbraccio della sua comunità.

Un altro dettaglio interessante riguarda le personalità attese sul sagrato di San Pietro il giorno di Pasqua: tra gli ospiti vip figura anche il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, a testimonianza della rilevanza mondiale dell'evento e del rinnovato interesse internazionale per il pontificato di Francesco.

Tra cautela e volontà di esserci, la Pasqua del Papa si preannuncia come un ritorno simbolico: un messaggio potente di resilienza, fede e speranza, nel cuore di una Chiesa che, pur attraversando prove e fragilità, continua a guardare oltre, verso la luce della Resurrezione.