Secondo Amnesty International si tratta di «un baluardo dell’umanità intera che rimane ancora lontana dal compiersi: conflitti, tragedie e violenze continuano a consumarsi quotidianamente a danno di vittime innocenti in Italia e nel mondo»
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“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Questo è il primo articolo della Dichiarazione Universale dei diritti umani, stilata il lontano 10 dicembre del 1948, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un documento prezioso, che mira a sensibilizzare tutti gli uomini al rispetto contro la schiavitù e la soppressione dei diritti fondamentali e inalienabili dell'uomo. La Dichiarazione universale è composta da trenta articoli che sanciscono diritti ripartiti in civili, politici, economici, sociali e culturali e che vanno dal divieto di tortura e di condizioni degradanti nelle carceri, al diritto ad un equo processo e alla presunzione di non colpevolezza, fino al diritto di cittadinanza e di libera circolazione delle persone.
Nella lontana Parigi della Seconda guerra mondiale nasceva la Dichiarazione, che al tempo voleva porre un argine agli orrori vissuti da una Europa distrutta dalle ferite della guerra e terrorizzata dall’orrore dell’Olocausto, dei ricordi terribili che all’epoca erano ben vividi negli occhi di chi si era salvato. Milioni di persone erano morte nelle città, nei campi di sterminio, nei campi di battaglia a causa dei bombardamenti, degli stenti e della fame. Oggi nel mondo non sono diminuiti i conflitti e le tragedie a danno delle popolazioni civili e non sono terminati gli episodi di violenza, ma al contrario sono diventati molto più cruenti e sistematici, se si pensa a quelli che si consumano sulle sponde del Mediterraneo, in Siria o a sudest nello Yemen. Ma queste guerre non riscuotono più alcun interesse mediatico.
Amnesty International in una nota denuncia che «ogni giorno, in Italia, vige una gestione repressiva delle migrazioni e una erosione dei diritti umani dei richiedenti asilo, di retorica xenofoba nella politica e di sgomberi forzati senza alternative». Continua la ong: «La bacchettata coinvolge tutta l'Europa, il 2018 è stato caratterizzato dall'aumento dell'intolleranza, dell'odio e della discriminazione, in un contesto di progressivo restringimento degli spazi di libertà per la società civile e in cui richiedenti asilo, rifugiati e migranti sono stati respinti o abbandonati nello squallore mentre gli atti di solidarietà sono stati criminalizzati».