Julian Assange ha ancora una carta da giocare per cercare di sfuggire alla contestatissima estradizione negli Usa, che gli danno la caccia da quasi 15 anni per aver diffuso documenti riservati del Pentagono e del Dipartimento di Stato contenenti non poche rivelazioni imbarazzanti.

L'Alta Corte di Londra ha infatti dato oggi il via libera all'istanza della difesa del giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks - respinta in primo grado - per un ulteriore, estremo appello di fronte alla giustizia britannica contro la consegna alle autorità d'oltre Oceano. 

Nella sentenza, inoltre, i giudici hanno anche chiesto al governo di Washington di fornire entro tre settimane ulteriori garanzie sul fatto che, se estradato, i diritti del giornalista accusato di spionaggio saranno rispettati. E, soprattutto, che non rischierà la pena di morte.

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Assange, 52 anni, dal 2019 è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra senza essere stato sottoposto a un processo. Sulla sua testa negli Stati Uniti pendono 18 capi di imputazione e una possibile condanna a 175 anni di carcere per aver divulgato migliaia di file riservati denunciando anche abusi commessi dalle forze armate americane in Iraq e Afghanistan. È accusato di aver violato il National Espionage Act, la legge sullo spionaggio americana, che risale al 1917. Il 21 febbraio scorso gli avvocati James Lewis e Claire Dobbin, che hanno rappresentato gli Stati Uniti durante un'udienza dell'Alta Corte di Londra, hanno affermato che il giornalista australiano aveva «messo a rischio delle vite» diffondendo documenti statunitensi riservati e per questo motivo dovrebbe essere estradato per affrontare la giustizia americana.