Un quadro a tinte fosche quello che emerge da un rapporto Istat: sono quasi due milioni di giovani in Italia, tra i 18 e i 34 anni, a vivere in una situazione di disagio.

Nel rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), l'Istat ha indagato su cinque domini: salute, lavoro, istruzione e formazione, benessere soggettivo, coesione sociale e territorio.

Quella che l'Istituto chiama la «multi-deprivazione» è più alta, si sottolinea, «tra i giovani adulti di 25-34 anni e nel Mezzogiorno», ovvero coloro «che si trovano in una condizione di deprivazione rispetto a due o più dimensioni di benessere».

L’Istat, all’interno delle cinque sfere sociali prese sotto esame, indaga su alcuni fattori: ad esempio l'eccesso di alcol, la partecipazione culturale, le prospettive future, la partecipazione civica e politica o la difficoltà nel raggiungere i servizi.

Per ciascun indicatore, fissa delle soglie oltre le quali un giovane si trova in condizione di deprivazione. Alla voce della salute, ad esempio, se sono obesi o eccedono nelle bevute.

Per la partecipazione culturale, se non vanno al cinema, alle mostre, ai concerti, non leggono e via dicendo. Se sono insoddisfatti della situazione ambientale nel posto in cui vivono, se non parlano di politica eccetera.

Tenendo in considerazione queste soglie, l'Istituto va a vedere per ciascun dominio se ci sono dei problemi tra i giovani.

«Nel complesso per poco meno della metà dei giovani (47,8%) non si rileva alcuna forma di disagio, per un terzo (33,5%) solo una, mentre il 18,7% (poco meno di 2 milioni di giovani) risulta multi-deprivato, cioè è deprivato su due o più dimensioni del benessere».

Miglioramento del benessere ma non per i giovani

Uno degli aspetti che emerge dal nuovo rapporto sul Bes, il Benessere equo e sostenibile dell'Istituto di statistica, spiega come complessivamente in Italia il benessere sia cresciuto nel 2018, al di là dei soliti parametri economici (il Pil).

«Nell'ultimo anno gli indicatori segnalano un miglioramento del benessere. Oltre il 50% del totale dei circa 110 indicatori per cui è possibile il confronto (115 per il totale Italia e 108 per le ripartizioni) registra un miglioramento in tutte le aree del Paese, con valori più elevati al Nord (59,3%) e più bassi al Centro (50,9%).

Estendendo lo sguardo anche alla quota degli indicatori in peggioramento, si rafforza significativamente la posizione favorevole del Nord dove tale quota tocca il minino (14,8%) mentre il valore massimo si raggiunge al Centro (26,9%)». Le maggiori difficoltà si registrano alle voci «Lavoro e conciliazione dei tempi di vita» e «Benessere economico»

Purtroppo, la ventata ottimistica sugli indici relativi al grado di benessere sembra essere ancora troppo flebile per far ben sperare nel risollevamento del Paese, «Rispetto al 2012 la condizione dei giovani è peggiorata: è diminuita di quasi 4 punti percentuali la quota di quelli senza alcun tipo di disagio, sono invece aumentati sia i giovani deprivati per una sola dimensione (+2,6 punti percentuali), sia i multi-deprivati (+1,3 punti percentuali)».

Relazioni sociali e partecipazione politica le più colpite

Se si vanno a vedere le ragioni del malessere, laddove è più profondo e riguarda più ambiti di benessere, emerge che tre quarti dei giovani sono deprivati per due dimensioni, un quinto su tre e un residuale 5% di giovani più fragili su 4 o 5 dimensioni.

«Le dimensioni che più incidono sulla multi-deprivazione sono quella relativa alle relazioni sociali e alla partecipazione politica (il 69,5% dei multi-deprivati sono deprivati in questo dominio), la dimensione del lavoro, formazione e istruzione (58,1%) e quella che descrive le caratteristiche del territorio nel quale vivono i giovani (47,3%)».