Il colosso alimentare smentisce: «Né Davide Campari-Milano N.V. né alcuna delle sue società controllate sono oggetto di verifiche da parte delle autorità»
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Dopo quelli dell'hi-tech e del web, un altro colosso mondiale, questa volta nel settore alimentare e delle bevande alcoliche e analcoliche, finisce nel mirino della Guardia di Finanza e della Procura di Milano: una settimana fa, infatti, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf ha inviato all'Agenzia delle Entrate gli esiti di una attività di verifica fiscale su Lagfin Italian Branch, la filiale italiana della holding lussemburghese del gruppo Campari, noto per l'ingrediente dell'iconico Spritz, su una presunta evasione fiscale da oltre un miliardo di euro, su una base imponibile di circa 5 miliardi.
In contemporanea la Procura, guidata da Marcello Viola, ha aperto una inchiesta per omessa dichiarazione dei redditi e omesso versamento delle imposte e al momento, tra legali rappresentanti e responsabili, due sono gli indagati. Da quanto si è saputo, al centro della vicenda, che è simile al caso Exor (pagò oltre 700 milioni al fisco), ci sarebbe una questione di un mancato versamento della cosiddetta "exit tax" legata ad un'operazione di fusione transfrontaliera tra Alicros, la precedente holding del gruppo fondato nel 1860, e Lagfin con sede in Lussemburgo - che controlla il 51,3% delle azioni e il 38,8% dei diritti di voto della olandese Davide Campari Milano NV - alla quale è stata, tra l'altro, affiancata la filiale italiana, con sede nel capoluogo lombardo, per mantenere una "stabile organizzazione" nel nostro Paese.
In questo schema finanziario, la contestazione, su cui sono in corso gli accertamenti, alla fine è quella di non aver saldato i conti con il fisco. La nuova indagine, affidata ai pm Enrico Pavone e Bianca Maria Baj Macario, è ancora alle battute inziali, così come il procedimento tributario nato da una attività ispettiva delle Fiamme Gialle milanesi cominciata nel 2019. Gli anni al centro delle contestazioni, respinte dal gruppo proprietario dei più importanti marchi degli aperitivi, tra cui Bitter, Aperol e Crodino, sono quelli compresi tra il 2018 e il 2020.
Con la trasmissione del "processo verbale di constatazione" a Roma, i legali della società della famiglia Garavoglia avranno 60 giorni di tempo per le loro controdeduzioni e poi scatteranno le contestazioni con accertamento. Parallelamente al fronte tributario, correrà il profilo penale che, ovviamente, come già avvenuto in tanti casi del genere, terrà conto, però, di un'eventuale transazione con l'erario.