Per la premier gli almeno 800 accessi abusivi a banche date pubbliche per raccogliere informazioni su politici e non solo «non c'entrano nulla con la libertà di stampa». Condanna anche dall'opposizione
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«Ritengo gravissimo che in Italia ci siano dei funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, e in particolare ad alcuni esponenti della stampa». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull'inchiesta della procura di Perugia. Parole molto dure e anche la richiesta di conoscere i «mandanti» riguardo l'indagine che ha scoperchiato almeno 800 accessi abusivi a banche dati pubbliche per raccogliere informazioni su politici, imprenditori e personaggi pubblici.
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Una questione «antidemocratica», dice anche il ministro Antonio Tajani. «Utilizzare così le banche dati pubbliche - sottolinea inoltre la premier - non c'entra niente con la libertà di stampa». Una «vergogna che non si deve ripetere», affonda Matteo Salvini, preannunciando denunce «in tutte le procure d'Italia».
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Sulla vicenda è intervenuta anche la segretaria del Pd Elly Schlein. Ospite di Vespa a Cinque Minuti, ha parlato di «scandalo» di una «gravità inaudita». Schlein ha sottolineato la necessità di «fare estrema chiarezza» rimarcando: «Noi abbiamo chiesto di audire sia Melillo sia Cantone». Bisogna «evitare che possano ancora accadere fatti di questo tipo».
Dal suo partito, intanto, Walter Verini, componente della commissione parlamentare antimafia, accende i riflettori sul campo avversario: «Io non escludo niente, neppure regolamenti di conti interni alla destra in questa cosa. Ma questo lo dirà il corso delle indagini».