«Ho raccontato nei dettagli» il caso di Ilaria Salis alla premier Giorgia Meloni. «Le ho detto che la magistratura non dipende dal Governo ma dal Parlamento. L'unica cosa che sono legittimato a fare è fornire i dettagli sul suo trattamento in carcere ed esercitare un'influenza perché abbia un equo trattamento». Lo ha detto il premier ungherese Viktor Orban. «Tutti i diritti saranno garantiti», ha aggiunto. Ilaria Salis «ha potuto fare delle telefonate e non è stata isolata dal mondo: non è corretto dire così», ha precisato Orban.

Nei giorni scorsi aveva fatto discutere l'entrata di Salis in un'aula di tribunale, a Budapest, con mani e piedi ammanettati. La 39enne insegnante italiana, militante antifascista, si trova in carcere in Ungheria dal febbraio dello scorso anno accusata di aggressione per aver partecipato a scontri con neonazisti europei. La Procura di Budapest ha chiesto per lei undici anni di carcere. 

In ogni caso, Ilaria Salis non può tornare subito in Italia, ma un suo trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest è il primo passo affinché, grazie alle norme europee, possa lasciare l'Ungheria. La strategia del governo per risolvere il caso della 39enne milanese corre sul doppio binario di diplomazia e norme internazionali. Un percorso che comunque non sarà facile. Lo conferma la dichiarazione di Zoltan Kovacs, portavoce del primo ministro ungherese, Viktor Orban: «I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria che a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell'accusa del reato commesso». Kovacs, che mette in dubbio la «credibilità» di Ilaria Salis, afferma che nelle carceri ungheresi «vengono forniti tre pasti al giorno», inoltre «vengono effettuati controlli igienici continui e i detenuti ricevono cure mediche adeguate».

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Qualcosa comunque si è mosso, dopo la bufera politica per le immagini che la vedevano incatenata con ceppi e manette nelle udienze al processo e il procuratore generale ungherese ha fatto visita ad Ilaria in carcere, per verificare le sue condizioni. Gli stessi genitori hanno potuto incontrarla. «Si inizia a vedere un po' di luce», commenta un po' sollevato il papà, Roberto Salis, per il quale c'è un «moderato ottimismo»

Il memoriale di Ilaria: «Trattata come una bestia»

«Sono trattata come una bestia al guinzaglio», «da tre mesi sono tormentata dalle punture delle cimici nel letto», «l'aria è poca, solo quella che filtra dallo spincino». Sono questi alcuni dei passaggi del memoriale che Ilaria Salis ha scritto di suo pugno e fatto arrivare il 2 ottobre scorso al consolato italiano per farlo avere al suo avvocato italiano, che il Tg La7 ha mostrato ieri sera in esclusiva.

Il testo, che descrive una situazione segnata da condizioni igieniche precarie e scarsa alimentazione, è stato scritto quando Ilaria Salis era in carcere da otto mesi e non aveva avuto ancora la possibilità di parlare con il suo avvocato italiano. «Gli avvocati ungheresi - afferma fra l'altro la donna riguardo alle sue condizioni - dicono che non si può fare niente».