Il testamento di Silvio Berlusconi è stato aperto davanti a due testimoni, gli avvocati Luca Fossati dello studio Chiomenti e Carlo Rimini. Non erano presenti nello studio del notaio, ma collegati in remoto, i figli del fondatore di Mediaset e di Forza Italia, morto lo scorso 12 giugno. 

Secondo quanto si apprende, Fossati era in rappresentanza soprattutto dei figli Marina e Pier Silvio, il collega Rimini di Barbara, Eleonora e Luigi. Entrambi sono usciti a metà giornata dallo studio del notaio milanese Arrigo Roveda, rientrato da pochi minuti nel palazzo di via Pagano a Milano che ospita i suoi uffici.

«Non posso dire niente, nè oggi, nè domani, nè mai»,  ha detto il notaio Arrigo Roveda, uscendo dal suo studio, in risposta ai giornalisti che gli chiedevano novità sul testamento di Silvio Berlusconi. 

Cosa c'è nel testamento di Berlusconi

Continuità nelle aziende e nella vita famigliare, sarebbero queste le ultime volontà del Cavaliere. Fininvest, che controlla il gruppo televisivo e Mondadori, oltre a una ricca quota del 30% di Banca Mediolanum, resta sempre saldamente in mano alla famiglia. E, da quanto si apprende, con la primogenita Marina che si avvia a un ruolo di guida.

Quanto emerge dallo studio del notaio era in qualche modo già stato anticipato dall'amico di sempre di Silvio Berlusconi. Fedele Confalonieri ha infatti escluso «qualsiasi ripercussione in famiglia e sull'assetto delle aziende controllate o partecipate da Fininvest», così come la possibilità di trovare "sorprese".

Con un fatturato delle società controllate o fortemente partecipate superiore ai cinque miliardi e circa 20mila dipendenti totali, al centro concreto del testamento c'è ovviamente Fininvest. Il tema resta la divisione del 61% della holding di famiglia che era in diretto possesso di Silvio Berlusconi. Se la 'legittima' di un terzo di questa quota venisse assegnata in parti uguali ai cinque figli, la maggioranza farebbe riferimento a Barbara, Eleonora e Luigi, avuti con Veronica Lario. Se invece questa cruciale quota venisse indirizzata verso Marina e Pier Silvio, sarebbero loro ad avere il controllo della holding. La soluzione sarebbe stata trovata in una via mediana, con assegnazioni finali che non sposterebbero di molto gli equilibri tra le due parti della famiglia, ma con una formula di gestione che necessiterebbe di un consenso ampio per eventuali operazioni straordinarie. E un ruolo concretamente indicato per Marina, già presidente di Fininvest.

Le ultime volontà di Berlusconi riguardano comunque aspetti tra loro molto diversi. In tutto sul piatto c'è un valore conteggiabile di oltre tre miliardi tra società quotate, i grandi investimenti immobiliari, titoli, opere d'arte e liquidità.

Ovviamente qualcosa spetterà anche alla compagna Marta Fascina, che dovrebbe continuare ad avere parte della residenza nella storica Villa San Martino di Arcore. Nel grandissimo patrimonio immobiliare, che comprende tra l'altro residenze di lusso ai Caraibi, c'è anche Villa Certosa in Sardegna. Secondo le indiscrezioni, potrebbe essere uno dei beni sui quali i figli puntano meno e in possibile vendita in tempi brevi. Come la società calcistica del Monza, sulla quale sono già stati avviati i primi colloqui sia con Vaghelis Marinakis, l'imprenditore greco vicino al premier conservatore ellenico Mitsotakis, sia successivamente con fondi d'investimento statunitensi.