I pm hanno in mano un documento trovato dai finanzieri: attesterebbe che i dirigenti di Autostrade erano a conoscenza della problematica quattro anni prima del cedimento del viadotto di Genova
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Che fosse una tragedia annunciata, già lo si sospettava. Ma ora, sul crollo del Ponte Morandi di Genova i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno avrebbero in mano il documento che attesta che Autostrade per l’Italia e Atlantia, la capogruppo della famiglia Benetton, sapevano che il viadotto fosse a «rischio crollo» già dal 2014.
A riportare la notizia è Repubblica: il documento è stato trovato dai finanzieri nella sede di Atlantia a Roma e anche in quella di Aspi. Un documento stilato dall’Ufficio rischi che dal 2014 al 2016 parla di «rischio crollo»: dicitura che poi nel 2017 diventa improvvisamente «rischio perdita stabilità». In ogni caso, soltanto 4 anni più tardi, nel febbraio 2018, viene sottoposto alla valutazione del provveditorato alle Opere pubbliche il progetto di retrofitting finalizzato al consolidamento del ponte. I lavori vengono pianificati per il successivo autunno. È troppo tardi: il 14 agosto 2018 il ponte crolla e a Genova muoiono 43 persone.
Tutto ciò, ricorda Repubblica, smentisce ciò che dichiararono i dirigenti di Autostrade a magistrati e media. I risultati dei monitoraggi sul ponte Morandi «non avevano segnalato motivi di allarme o di urgenza», rispondeva Autostrade nell’ottobre 2018, due mesi dopo la strage. Il Fatto Quotidiano ha invece raccontato come Aspi fosse consapevole delle fragilità del viadotto già dal 2011, quando parlava di «rischio inagibilità». Sempre a ottobre 2018, uno dei primi ex dirigenti di Aspi a parlare davanti ai magistrati della procura di Genova fu Mario Bergamo: «Nel 2015 – spiegò – ricevemmo dei dati sullo stato del viadotto che ci fecero avviare il progetto di retrofitting nello stesso anno. Quei dati mi fecero notare un problema importante. Andai via da Autostrade nel 2016, non so perché si bloccò il progetto».
Il professore Carmelo Gentile, docente del Politecnico di Milano che nel novembre 2017 consegnò il suo studio ad Autostrade segnalando le anomalie sul pilone 9 per le «deformate non conformi», aveva spiegato già un anno fa al pm Terrile che Spea sapeva, aveva calcolato il livello di efficienza che «era sotto uno» e «con quel dato il ponte andava chiuso». Più di recente, il Finacial Times ha riportato di un rapporto interno ad Atlantia, commissionato dopo il crollo, secondo cui i problemi di sicurezza del ponte Morandi si erano manifestati nei dieci anni precedenti.