L’ex sindaco di Londra ha battuto Jeremy Hunt nella corsa a leader Tory. Succede a Theresa May
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Boris Johnson è il nuovo leader del partito conservatore britannico e di conseguenza nuovo premier del Regno Unito.
55 anni, paladino della Brexit, ex ministro degli Esteri e già sindaco di Londra, Johnson ha stravinto secondo pronostico la sfida col suo successore al Ministero degli Esteri, il 52enne Jeremy Hunt, ottenendo oltre 90.000 voti contro gli oltre 40.000 nel ballottaggio affidato ai 160.000 iscritti del Partito Conservatore britannico.
Il nuovo leader assumerà da domani anche la guida del governo, dopo che Theresa May avrà formalizzato le sue dimissioni da premier nelle mani della regina.
La convocazione a Buckingham Palace per ricevere dalla stessa sovrana l'incarico di formare una nuova compagine è prevista nel pomeriggio di domani e a seguire Johnson entrerà a Downing Street.
Le priorità di Boris Johnson
Tre le priorità di Johnson, come ha assicurato lo stesso neo leader Tory nel discorso tenuto dopo l'elezione, innanzitutto quelle di «realizzare la Brexit, unire il Paese e sconfiggere Jeremy Corbyn, ed è quello che io farò».
Per lui soddisfazione ma anche pragmatismo. Ammettendo che la sua elezione non sarà accettata da tutti, dal palco della prestigiosa sala conferenze Queen Elizabeth II Centre (QEII), rivolgendosi agli iscritti del Partito Conservatore (che lo hanno eletto col 66% dei voti, contro il 34% ottenuto dal rivale Jeremy Hunt): «So che ci sarà chi contesterà la saggezza della vostra decisione». Ha quindi invitato «in questo momento cruciale nella storia» del Paese e del partito, a «riconciliare» due aspetti che finora sono apparsi inconciliabili: «L'amicizia con gli alleati europei» e «il contemporaneo desiderio di un governo democratico autonomo in questo Paese».
Il leader dell'opposizione Corbyn chiede nuove elezioni
Fra i primi a congratularsi con Johnson la premier uscente Theresa May che su Twitter ha scritto: «Molte congratulazioni a Boris Johnson eletto leader dei Conservatori, ora abbiamo la necessità di lavorare insieme per arrivare a una Brexit che funzioni per tutto il Paese e per tenere Jeremy Corbyn fuori dal governo. Avrai il mio pieno sostegno dalle retrovie».
E proprio il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, ha reagito chiedendo "elezioni generali" per lasciare che siano gli elettori, e non solo gli iscritti al Partito Conservatore, a scegliere il premier. «Boris Johnson ha vinto - ha sottolineato Corbyn - con il sostegno di meno di 100 mila membri non rappresentativi del Partito Conservatore promettendo tagli alle tasse per i più ricchi, presentandosi come l'amico dei banchieri e spingendo per una Brexit senza accordo dannosa. Ma non ha ottenuto il sostegno del nostro Paese. La gente del nostro Paese dovrebbe decidere che diventa il premier in una elezione generale».
Barnier (Ue): «Pronti a rielaborare nuova partnership»
Da Oltreoceano non si sono nemmeno fatte attendere le congratulazioni del presidente americano, Donald Trump, che già durante la campagna elettorale tra Johnson e lo sfidante Jeremy Hunt, si era pronunciato più volte pubblicamente a suo favore. «Congratulazioni a Boris Johnson per essere divenuto il nuovo premier del Regno Unito. Sarà fantastico!»
Dal fronte Ue arrivano invece le parole del capo-negoziatore per Brexit, Michel Barnier: «Non vediamo l'ora di lavorare con Boris Johnson in modo costruttivo, quando assumerà il suo incarico, per facilitare la ratifica dell'accordo di ritiro e arrivare a una Brexit ordinata». «Siamo pronti anche a rielaborare la dichiarazione concordata su una nuova partnership» tra Ue e Regno Unito, ha aggiunto Barnier, ma «all'interno delle linee guida fissate dal Consiglio Ue».