Le opposizioni si punzecchiano fra loro e annunciano opposizione dura ma corretta. La premier assicura l'Italia su crisi economica, reddito di cittadinanza, riforma della giustizia e sulla collocazione europeista e atlantista
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La Camera dei deputati ha approvato la mozione di fiducia al governo presieduto da Giorgia Meloni con 235 voti favorevoli, 154 voti contrari e 5 astenuti. Il voto è arrivato al termine di una vera e propria maratona retorica iniziata alle 11 con le dichiarazioni programmatiche del premier.
Nel suo intervento la Meloni ha parlato ad ampio raggio dei temi più caldi sul tappeto politico dalla crisi economica al reddito di cittadinanza dalla riforma della giustizia alla collocazione europeista e atlantista, ha assicurato, dell’Italia.
Un discorso che naturalmente non ha trovato il consenso delle opposizioni che pure da posizioni ancora una volta diversificate hanno contestato Giorgia Meloni e il modello d'Italia che emerge dal suo discorso.
Il M5s respinge al mittente le critiche sul reddito di cittadinanza: «Non vorrei che con questo governo di destra si tornasse a dire che quando le cose non vanno è colpa degli ultimi», interviene per primo Riccardo Ricciardi. Giuseppe Conte accusa Meloni di non aver parlato di "pace" nell'ambito del conflitto Mosca-Kiev e la provoca: «Non è che alla fine l'agenda Draghi la vuole scrivere lei?».
Da tutt'altro presupposto, invece, parte Enrico Letta che rivendica il sostegno al governo Draghi, «che ha fatto bene». Sul Covid, si dice fiero dell'operato dell'ex ministro Roberto Speranza e chiosa ricordando l'anniversario della Marcia su Roma: «Un anno prima della marcia su Roma, nel luglio del 1921, ci fu un tentativo di fare una marcia su Sarzana, che fu bloccata da due persone, dal capitano dei carabinieri e dal sindaco, che fecero il proprio dovere. In loro memoria e seguendo il loro esempio fate il vostro dovere come governo e noi lo faremo come opposizione».
«Il modello italiano ha messo sempre al centro la tutela del diritto alla salute e la centralità dell'evidenza scientifica - è la replica a caldo dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza al discorso della Meloni nel passaggio che ha riguardato la pandemia e del modello definito 'restrittivo' contro il Covid -. Spiace che Meloni non sia uscita ancora dalla campagna elettorale. Neanche una parola sui vaccini che sono stati il fattore fondamentale per chiudere la fase più dura. Ha forse ancora paura di scontentare i no vax che l'hanno votata?».
Se Enrico Letta da un lato promette che i dem saranno «guardiani inflessibili» della Costituzione e dall'altro apre alla possibilità di fare scelte insieme sull'Ucraina, Giuseppe Conte preannuncia «un'opposizione implacabile». «Ha attaccato i più indigenti prospettando l'abolizione del reddito di cittadinanza», rincara l'alleanza Verdi-SI. Mentre il terzo polo usa toni più soft e in particolare Iv, per voce del coordinatore Ettore Rosato, assegna un sei (la sufficienza) alle parole pronunciate dalla presidente del Consiglio. Ma è sulla commissione d'inchiesta Covid - cavallo di battaglia di Matteo Renzi - che si crea un asse potenziale con la maggioranza.
Meloni, infatti, chiede di «fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica», parole che celano l'intenzione di dare vita a una commissione di inchiesta sulla gestione del Covid e che vengono accolte dal plauso entusiasta di Azione-Iv. «Ottima notizia - commenta in tempi record la capogruppo al Senato Raffaella Paita -. Non faremo mancare il nostro apporto al governo su questo punto».
La presidente del gruppo coglie l'occasione anche per attaccare il leader del M5s: «Va fatta finalmente luce sulla missione dei sanitari russi che sono entrati nei nostri ospedali sotto il governo Conte». Non è un mistero che il terzo polo, dopo essere rimasto a bocca asciutta sulle vicepresidenze e i questori d'Aula punti alle commissioni, e quella sul Covid, a questo punto, potrebbe essere un'opzione.
Gli attriti tra le forze di minoranza emergono anche dalle parole del responsabile enti locali del Pd, Francesco Boccia: «Chi ha rotto il campo largo tra progressisti e democratici dovrebbe sentirne sulla pelle, fino in fondo, la responsabilità politica». Rosato, invece, se la prende proprio con i dem tirando in ballo il segretario definito «il vero grande sponsor di questo governo, l'unico capace di distruggere qualsiasi ipotesi di coalizione con chiunque».
Carlo Calenda apprezza «la parte sulle donne» dell'intervento del capo del governo, insieme alla posizione espressa sul reddito e sul posizionamento internazionale, ma poi chiosa: «Il resto è fuffa. C'è un concreto rischio di galleggiamento».
Insomma le opposizioni restano tali, nel senso che restano distanti su diverse posizioni. La Meloni se ne cura poco, anzi pochissimo. «Il governo ottiene la fiducia alla Camera. Ringrazio tutte le forze politiche per aver ascoltato le linee programmatiche che l'esecutivo intende attuare per risollevare l'Italia. Domani sarò in Senato per un altro importante tassello. La rotta è tracciata: andiamo avanti». Così in serata la presidente del Consiglio su Twitter.
Oggi si passa invece al Senato. La seduta inizierà alle 13, la discussione generale durerà circa 3 ore e 33 minuti, la replica del presidente del consiglio è prevista alle 16.30, le successiive dichiarazioni di voto saranno trasmesse in diretta televisiva, la chiama per il voto di fiducia inizierà intorno alle 19.