Si profilano tempi bui per i diritti civili in Italia? Lo si vedrà nei prossimi mesi. Intanto destano un certo allarme le dichiarazioni di Lorenzo Fontana, 38enne neominstro alla Famiglia e alle disabilità del governo Conte.

Nel corso di un covegno organizzato dalla Pro Vita Onlus nel 2016 sosteneva, come si legge ancora sul suo sito: "Da un lato l’indebolimento della famiglia e la lotta per i matrimoni gay e la teoria del gender nelle scuole, dall’altro l’immigrazione di massa che subiamo e la contestuale emigrazione dei nostri giovani all’estero. Sono tutte questioni legate e interdipendenti, perché questi fattori mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni. Il rischio è la cancellazione del nostro popolo".

La soluzione per fermare questa deriva? Per Fontana bisognerebbe seguire l'esempio della Russia che "oggi è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società".

Il leghista Lorenzo Fontana, laureato in Scienze politiche e in Storia della civiltà cristiana, si descrive su Twitter "veronese e cattolico" e nel 2017, aveva definito "l’ordinanza della Corte d’Appello di Trento sulla doppia paternità una sconfitta per la società". E ancora, a fine maggio ha aderito e partecipato alla Marcia per la Vita a Roma per chiedere l'abrogazione della legge 194 sull'aborto che aveva come slogan "l’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo".

Certo, si tratta di dichiarazioni personali che non necessariamente influenzeranno l'azione dell'esecutivo appena nato. Eppure il rischio di una stretta sui diritti civili e personali potrebbe essere dietro l'angolo.

 

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