E' salito a 75 il numero dei morti accertati dopo l'eruzione del Volcan de fuego in Guatemala, ma il bilancio è destinato ad aggravarsi drammaticamente: secondo l'agenzia nazionale per i disastri, i dispersi sono almeno 192. L'istituto di medicina legale ha inoltre riferito che delle 75 vittime al momento solo 23 sono state identificate. Alcuni dei dispersi potrebbero dunque essere tra i corpi già recuperati.

Una catastrofe simile a quella di Pompei

E' stata una catastrofe simile a quella di Pompei del 79 dC: il Volcan de Fuego, attivo nel sudovest del Guatemala, è esploso nella sua eruzione più violenta in oltre 40 anni, seppellendo sotto ceneri e lava interi paesi nei suoi dintorni e causando la morte di almeno 69 persone. Solo 17 cadaveri sono stati identificati, a causa delle ceneri incandescenti e della lava che hanno sfigurato le vittime. Si procederà all'identificazione tramite dna, fanno sapere dall'Istituto forense nazionale guatemalteco.

Morte e distruzione nei dintorni della montagna

Tutto è iniziato alle 11 del mattino di domenica (le 19 in Italia), quando il livello di attività del vulcano è aumentato in modo drammatico, con una colonna di ceneri che ha raggiunto i 10 mila metri. Un'ora dopo è iniziata l'eruzione vera e propria, e due ore dopo il flusso piroclastico ha superato gli argini della cosiddetta Barranca Grande, che incanalava la colata lavica, spargendo morte e distruzione dei dintorni della montagna. Con temperature fra i 900 e 1200 gradi, la colata ha letteralmente sepolto alcuni piccoli paesi annidati sui fianchi del Volcan de Fuego, mentre le ceneri prodotte dall'eruzione hanno raggiunto un perimetro di 20 chilometri intorno al vulcano, obbligando le autorità a chiudere l'aeroporto di Città del Guatemala.

Il racconto delle ore drammatiche

Alle 7.30 del mattino di lunedì (le 15.30 in Italia) il Coordinamento Nazionale per la Riduzione dei Disastri (Conared) ha dichiarato che l'eruzione del vulcano - la più violenta dal 1974 - si era conclusa, segnalando però che si mantiene un monitoraggio costante della situazione, che registra "da 5 a 7 esplosioni deboli, moderate ma anche forti" ogni ora. Secondo il bilancio ufficiale diffuso dal Conared, i morti accertati finora sono 33, ai quali bisogna aggiungere 46 feriti, 3.265 evacuati e 1.689 persone accolte nei rifugi, ma i media locali temono il peggio.

In campo i soccorsi

Fonti dei pompieri citate dal quotidiano Prensa Libre, per esempio, indicano che nella piccola località di San Miguel de los Lotos, sepolta dalle ceneri e dalla lava, sarebbero stati ritrovati altri 29 corpi, fra i quali quelli di vari bambini. Il presidente guatemalteco Jimmy Morales ha decretato lo stato di calamità naturale per i tre dipartimenti che circondando il Volcan de Fuego e tre giorni di lutto nazionale per le vittime dell'eruzione. Morales inoltre si è recato con la moglie nel dipartimento di Esquintla per visitare personalmente alcuni dei luoghi più colpiti dal disastro.

I collegamenti con i vulcani nostrani

In Italia, l’esistenza di vulcani mantiene alto il livello d’attenzione. Basti pensare all’Etna ed ai problemi per la città di Catania. Oppure al Vesuvio, uno dei due vulcani attivi dell’Europa continentale nonché uno dei più pericolosi, collocato in area densamente popolata. Qui la sola difesa possibile consiste in un sistema di sorveglianza sempre perfettamente funzionante e in grado di fornire informazioni in tempo reale. Nel Tirreno, invece, troviamo lo Stromboli, vulcano attivo facente parte dell'Arco Eoliano, le cui eruzioni– di tipo esplosivo – avvengono in media ogni ora. Rientra nello stesso arco insulare, il Marsili, vulcano sottomarino situato nelle profondità del Mar Tirreno.

 

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