In occasione della Giornata mondiale del suolo, il Wwf accende i riflettori su «uno degli habitat più devastati», ovvero le sponde e le aree lungo i fiumi. Secondo l'associazione «negli ultimi 50 anni abbiamo perso una superficie complessiva pari a circa 2.000 campi da calcio».

«La distruzione degli ambienti ripariali – sottolinea il Wwf – si somma al danno dovuto agli sbarramenti artificiali presenti in tutto il sistema fluviale italiano, almeno 11.000 tra dighe, briglie e traverse di cui gran parte obsolete».

Secondo il rapporto Ispra «l'8,6% della superficie edificata nazionale (46.436 ettari) ricade in area a pericolosità da frana, con un massimo in Valle d'Aosta (55,29%) e Liguria (49,4%) dove circa la metà degli edifici sono in aree a pericolosità da frana, mentre la Toscana è la regione con più ettari di superficie edificata esposta (10.518 ettari, il 32% delle aree edificate della regione)».

La situazione è preoccupante anche per quanto riguarda la pericolosità idraulica visto che il «12,9% delle aree edificate (69.743 ettari) ricade in aree a pericolosità idraulica media, con un massimo del 63% (33.261 ettari) in Emilia-Romagna», seguito a distanza dal Veneto con 7087 ettari di aree edificate.

«Stiamo rendendo il nostro territorio fluviale sempre più fragile ed esposto agli eventi estremi e gli interventi finora adottati - afferma il Wwf - vanno in senso contrario a quanto indicato dal Regolamento europeo sul Ripristino della natura che impone agli Stati membri di riqualificare almeno 25.000 km di fiumi europei entro il 2030: questo rappresenterebbe un'importante inversione di tendenza verso il ripristino, la rinaturazione e la rivitalizzazione delle nostre acque. Se i fiumi vengono liberati e si permette loro di seguire il corso naturale, è possibile limitare gli effetti degli eventi climatici disastrosi come inondazioni e la siccità: questi habitat, infatti, sono capaci di assorbire l'acqua in eccesso durante i periodi di piogge abbondanti e reintegrare le acque sotterranee attraverso un lento rilascio durante i periodi di siccità».