Max Verstappen è campione del Mondo di Formula Uno. Il pilota olandese della Red Bull ha vinto a Suzuka il suo secondo titolo piloti consecutivo, culmine di una stagione - al netto delle prime tre gare - dominata da Mad Max. Che poi tanto Mad non è più: mai come quest’anno Verstappen si è dimostrato maturo, completato dal successo al fotofinish su Hamilton dell’anno passato.

Il talento non gli è mancato mai, sin dagli esordi, ma a forgiare quello che oggi è un driver quasi perfetto ci ha pensato la sopraggiunta capacità di capire i propri - infinitesimali - limiti. 

Questione di feeling

Al resto ci ha pensato una Scuderia pressoché perfetta, come il suo pilota, nei momenti clou. Una RedBull brava anche a gestire il pizzico di dualismo interno - fra Verstappen e Perez - che si è formato. La differenza fra Leclerc e Verstappen risiede proprio lì: RB18 e F1-75 erano due macchine dal potenziale, se non pari, decisamente vicino. Binotto e soci, però, non sono riusciti lì dove la RedBull è stata sublime: nella valorizzazione di monoposto e guida. Inutile rinvangare i disastri gestionali di alcune gare, da Monaco in poi: la Rossa deve capire cosa vuol far da grande, evitando di bruciare - dopo Alonso e Vettel - un altro top driver. 

Gli altri

Prendono menzione d’onore i veterani. Non tanto Lewis Hamilton, pur bravo in alcuni frangenti, quanto Sebastian Vettel e sopratutto Fernando Alonso. Piloti con una patente un po’ ingiallita ma che sono riusciti spesso e volentieri a dettare il passo ai colleghi più giovani e rampanti, pur guidando due macchine decisamente poco brillanti. Proprio in Giappone, a pochi kilometri dal ritiro, si sono rivisti sprazzi del vecchio Vettel: sarà un peccato vederlo dire addio al paddock. Che perderà anche il sorriso di Daniel Ricciardo: troppo brutta l’annata in McLaren, forse anche frutto di una motivazione ormai non più elevatissima.

Disastri

Infine, la Fia. Una Federazione che si conferma capace di sbagliare quasi tutto lo sbagliabile: non parliamo di penalità, non parliamo dell’appena emerso caso di Budget Cap - RedBull e Aston Martin rischiano relativamente poco in termini sportivi - ma episodi come il trattore in pista a Suzuka non sono accettabili. Jules Bianchi non può essere morto invano ma, a vedere quanto successo in Giappone, pare di sì. Va rifondata, resa decisamente più trasparente e più snella nelle decisioni, evitando tutti quei ghirigori regolamentari che tanto infastidiscono i tifosi di tutte le scuderie. Ma, a quanto si vede gara dopo gara, è più probabile che Verstappen torni Mad e poco Max.