La Corte d’assise di Venezia ha escluso le aggravanti della crudeltà e delle minacce. Gino Cecchettin: «È stata fatta giustizia, ma la violenza di genere va combattuta con la prevenzione. Come essere umano mi sento sconfitto»
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Filippo Turetta durante l'interrogatorio come imputato nel processo per l'omicidio dell'ex fidanzata, Giulia Cecchettin, nell'aula della Corte d'Assise di Venezia, 25 ottobre 2024. ANSA/ ANDREA MEROLA
Filippo Turetta è stato condannato all'ergastolo per il femminicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l'11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia.
La sentenza della Corte d'assise di Venezia è stata letta poco fa dal presidente del Collegio Stefano Manduzio. Il collegio ha escluso le aggravanti della crudeltà e del reato di minacce, previsto dall'articolo 612 bis del codice penale, unificati dal vincolo della continuazione.
Oltre alle interdizioni di legge, è stato disposto un risarcimento alle parti civili con il pagamento di una provvisionale di 500mila a Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio, oltre alle spese di costituzione legale. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.
«La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile». Lo ha detto ai giornalisti Gino Cecchettin, dopo la lettura della sentenza nei confronti di Filippo Turetta. «È stata fatta giustizia - ha aggiunto - la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po' troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto».
L'udienza, la quinta, prevedeva inizialmente le repliche del pm, delle parti civili all'arringa della difesa e l'eventuale controreplica, che però non ci sono state.
Filippo Turetta è presente in aula, così come il padre di Giulia, Gino Cecchettin.