Donal Trump perde il controllo di uno dei due rami del Congresso a due anni dalle presidenziali 2010 ma assicura «Nessun bagno di sangue»
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Gli americani hanno scelto. I democratici riconquistano dopo 8 anni la maggioranza alla Camera, i repubblicani la mantengono di stretta misura al Senato. Alla fine, dalle urne delle elezioni di metà mandato è uscito il risultato più atteso, quello che condanna Donald Trump a perdere il controllo di uno dei due rami del Congresso quando mancano due anni alle presidenziali del 2020. Ma il tycoon non sembra farne un dramma: «Nessun bagno di sangue», aveva detto già durante la lunga giornata elettorale passata trincerato alla Casa Bianca, quando con i suoi più stretti collaboratori, nell'improvvisata war room, aveva subodorato la parziale sconfitta. Che nel primo commento su Twitter dopo i risultati diventa anzi "un enorme successo". Quello dei democratici non è stato uno tsunami, ma l'onda blu, almeno alla Camera, c'è stata ed ha travolto tutti e 23 i seggi che dovevano essere strappati ai repubblicani: al termine dei conteggi, probabilmente, i dem riusciranno a guadagnarne almeno 35. Mentre non ce l'hanno fatta a imporsi nelle sfide
chiave per il Senato, in Texas e in Florida. Nel primo caso Beto O'Rourke, l'Obama bianco, astro nascente del partito, ha sfiorato l'impresa ma ha dovuto cedere il passo a Ted Cruz, perdendo al fotofinish. Mentre nel Sunshine State Bill Nelson dopo un testa a testa si è dovuto arrendere all'ex governatore repubblicano Rick Scott.
Insieme a Beto non sono riuscite a sfondare le altre due superstar della campagna elettorale democratica: Andrew Gillum, che poteva diventare il primo governatore afroamericano della Florida, sconfitto dal falco Ron DeSantis, e in Georgia Stacey Abrams, aspirante prima governatrice nera nella storia Usa, che ha perso con il repubblicano Brian Kemp. Tra le riconferme illustri al Senato, oltre a quella di Cruz, quella in Vermont dell'ex candidato dem alla Casa Bianca Bernie Sanders, quella in Massachusetts della possibile candidata nel 2020 Elizabeth Warren, quella in Virginia di Tim Kaine, ex candidato vicepresidente di Hillary Clinton. Tantissime le new entry che fanno la storia, tutte tra i dem: a New York Alexandra Ocasio-Cortez con i suoi 29 anni diventa la più giovane a entrare in Congresso, Rashida Tlaib in Michigan e Ilhan Omar in Minnesota diventano le prime deputate musulmane, Sharice Davids in Kansas la prima nativa americana e Jared Polis in Colorado il primo governatore apertamente gay. La Casa Bianca minimizza e più che di un'onda blu dei dem parla di "un'increspatura", sottolineando come l'agenda del presidente non cambierà. Ma in casa democratica, nonostante la delusione per qualche risultato mancato, c'è aria di rivincita.
E nelle prossime settimane di fatto partirà la corsa per il 2020. (Ansa)