Sul rientro a scuola è muro contro muro. Da un lato il governo che, per bocca del ministro Patrizio Bianchi, ribadisce il "tutti in classe" il 10 gennaio, dall'altra amministrazioni locali, ordine dei medici, sindacati e presidi che chiedono di rinviare, di posticipare di almeno 15 giorni il ritorno tra i banchi.

«Il governo ha scelto di tutelare il più possibile la scuola, come presidio fondamentale per la nostra comunità. E quindi l'indirizzo è e resta: scuola in presenza e in sicurezza», dice il ministro della Salute Roberto Speranza. «Non vogliamo che siano i più piccoli, i nostri figli, a pagare il prezzo di questa nuova fase epidemica».

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, passa invece alle vie di fatto annunciando la non riapertura per medie, elementari e scuole dell'infanzia perché, a suo dire, "non ci sono le condizioni minime di sicurezza". Nel testo dell'ordinanza non ancora pubblicata si prevede la chiusura con decorrenza dalla pubblicazione fino al 29 gennaio. Garantita attività in presenza per inclusione disabili.

La "fuga in avanti" di De Luca sarà, però, stoppata sul nascere dal governo che ha annunciato l'intenzione di impugnare la decisione ma sarà necessario un passaggio in Consiglio dei ministri al momento fissato per il 13 gennaio. Nel decreto legge approvato il 24 dicembre è stata, infatti, prorogata la norma che limita "esclusivamente" alla zona rossa la possibilità agli enti locali di "derogare alle disposizioni" dell'esecutivo in tema di focolai ed elevata diffusione del virus. Cosa sottolineata anche dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto che però, ieri, ha espressamente detto che sosterrà i sindaci che intendono posticipare la riapertura delle scuole nel proprio Comune. E sono già tantissime le ordinanze dei primi cittadini che in Calabria hanno deciso di rinviare il rientro in classe.

Nuve regole a scuola

Il Dl approvato il 5 gennaio introduce nuove regole per la gestione delle quarantene: alla materna, in presenza di un positivo in classe, scatta la sospensione delle attività per 10 giorni mentre alle elementari con un solo caso si applica la sorveglianza, che prevede un tampone al primo e al quinto giorno dalla scoperta del caso, e con due si va in dad per 10 giorni. Per medie e superiori la norma prevede invece tre diversi step: con un caso di positività si continua ad andare a scuola in presenza e si applica l'autosorveglianza e l'obbligo di mascherine Ffp2; con due casi chi è vaccinato con il booster o guarito da meno di 4 mesi resta in classe, i non vaccinati e i vaccinati e guariti da più di 120 giorni vanno invece in dad; con 3 positivi, tutta la classe resta a casa e segue le lezioni da remoto per un tempo massimo di 10 giorni.

Con queste nuove regole, secondo una proiezione fatta da Tuttoscuola, tra dieci giorni circa 200 mila classi (più di una su due sulle 296 mila statali), rischiano di dover interrompere la didattica in presenza. Per la Fondazione Gimbe è «evidente che con questa circolazione virale sarà molto difficile mantenere gli alunni nelle classi. Ora si è puntato tutto sulle vaccinazioni, ma per esempio per ciò che riguarda la fascia 5-11 anni abbiamo fatto in tre settimane circa 400mila vaccinazioni che per qualcuno sono tante ma in realtà ci sono ancora 3 milioni e 200mila bambini da vaccinare», afferma il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta.