Andea Camilleri non ce l’ha fatta. Dopo settimane di agonia, il papà letterario del commissario Montalbano – il poliziotto più amato dagli italiani – è morto stamane all’ospedale Santo Spirito di Roma, dove era ricoverato in condizioni critiche da metà giugno, dopo essere stato colpito da arresto cardiaco. Lo scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo nato a Porto Empedocle (Agrigento) aveva 93 anni.

«Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali - si legge nel bollettino dell'ospedale -. Per volontà del maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio».

Con lui se ne va un pezzo di cultura italiana.

Camilleri deve soprattutto la sua popolarità e l'affetto degli italiani a Salvo Montalbano (che in tv ha il volto celebre di Luca Zingaretti), il personaggio della saga a cui ha dedicato gli ultimi 25 anni della sua vita. Era infatti il 1994 quando la casa editrice Sellerio portava in libreria “La Forma dell'Acqua”, primo romanzo della serie incentrata sulle indagini del commissario siciliano di Vigata. Romanzo dopo romanzo, ne sono usciti trenta, Montalbano - di cui Camilleri parlerà sempre come se fosse vero e vivente, quasi un suo alter ego – fu un successo letterario prima e televisivo poi.

Oltre al suo impegno politico (fu anti-berlusconiano e apertamente critico verso Salvini e i politici attuali), di lui rimangono quasi un centinaio di pubblicazioni fra libri e saggi. Fu anche regista di due sceneggiati radiofonici Rai (Il sindaco e Le canzoni di casa Maigret) e del programma “Il girasole”.

Zingaretti «addio maestro e amico»

Luca Zingaretti, attore che ha interpretato il personaggio più amato di Camilleri, il commissario Salvo Montalbano, ha voluto unire la sua voce a quella dei tanti ammiratori dello scrittore siciliano che in queste ore stanno ricordando e omaggiando il maestro.


«E alla fine mi hai spiazzato ancora una volta e ci hai lasciato. Nonostante le notizie sempre più tragiche, ho sperato fino all’ultimo che aprissi gli occhi e ci apostrofassi con una delle tue frasi, tutte da ascoltare, tutte da conservare. E invece è arrivato il momento di ricordare. Di cercare le parole per spiegare chi sarà per sempre per me Andrea Camilleri. Un Maestro prima di tutto, un uomo fedele al suo pensiero sempre leale, sempre dalla parte della verità che ha raccontato tutti noi e il nostro paese. Mancherai. È inevitabile, è doveroso. Per la tua statura artistica, culturale, intellettuale e soprattutto umana. Le tue parole resteranno sempre con la stessa semplicità e con l'immensa generosità e saggezza con cui le hai condivise, da mente libera e superba quale sei».


E Luca Zingaretti continua nel suo saluto a colui che non era solo un maestro ma principalmente un amico: «Ma soprattutto mancherai a me perché in tutti questi anni meravigliosi in cui ho incrociato la mia vita con quella del commissario, mi sei stato amico. Ho avuto la strana sensazione che bastasse un tuo tratto di penna a cambiare la mia vita. Ho vissuto accanto a te, nel tuo mondo, quello che avevi creato, quello che ti apparteneva perché uno scrittore non può che riportare se stesso nelle cose che scrive. E ho imparato tantissimo. Il rispetto per le persone, tutte, per se stessi, e per le persone deboli. Perché il tuo commissario è così che la pensa. A volerti bene no. Quello già sapevo farlo dai tempi dell’accademia, quando non ci trattavi da allievi, ma piuttosto da colleghi. Ho imparato che il valore delle persone non c’entra nulla con quello che guadagnano, con le posizioni che ricoprono, con i titoli che adornano il loro cognome: le persone si valutano per quello che sono».


L’attore conclude il suo pensiero: «Adesso te ne vai e mi lasci con un senso incolmabile di vuoto, ma so che ogni volta che dirò, anche da solo, nella mia testa, ‘Montalbano sono!’ dovunque te ne sia andato sorriderai sornione, magari fumandoti una sigaretta e facendomi l’occhiolino in segno di intesa, come l’ultima volta che ci siamo visti a Siracusa. Addio maestro e amico, la terra ti sia lieve!».

Maestro di ironia

A chi gli chiedeva come mai a 93 anni non si fosse ancora deciso ad andare in pensione Camilleri rispondeva così: «Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio cunto passare tra il pubblico con la coppola in mano».

E Camilleri, maestro di ironia, se n’è andato facendo fino all’ultimo quello che più desiderava.