Estendere il diritto di voto ai 16 enni: è la proposta lanciata dall’ex premier Enrico Letta e che raccoglie non solo l’appoggio del Pd e del M5s, ma anche quello dell’attuale presidente del consiglio. «Negli ordinamenti giuridici si mette una convenzione anagrafica. Per me abbassarla a 16 anni ci sta benissimo, in altri ordinamenti è così», dice Giuseppe Conte. «I nostri ragazzi credo che a 16 anni abbiano tutta la maturità psicofisica per votare», aggiunge spiegando che comunque una riflessione nel governo a riguardo «non è ancora iniziata. Anzi, forse sarebbe più utile che la si facesse in sede parlamentare». Anche il capo politico dei 5 stelle Luigi Di Maio è d’accordo con Letta: «E’ una proposta che portiamo avanti da sempre e che sosteniamo con forza», ha scritto su Facebook. «I giovani in Italia vengono definiti, a seconda del momento, choosy, viziati, ‘gretini’: per noi vanno soprattutto messi al centro della nostra politica. Se a 16 anni un giovane può lavorare e pagare le tasse, dovrebbe almeno avere il diritto anche di votare e scegliere chi decide della sua vita». Proprio il voto ai 16enni è da sempre una delle proposte portate avanti da Beppe Grillo in persona che, per primo ne ha parlato nel 2016 e nel 2019 ha rilanciato con la proposta di abbassare l’età minima addirittura a 14 anni.

 

Anche Nicola Zingaretti è in sintonia con Letta e su twitter scrive: «Sono da sempre favorevole al voto ai sedicenni. Bene oggi le parole di Enrico Letta. La passione civile di tante ragazze e tanti ragazzi che incontro tutti i giorni rafforzano questa idea. Ora è tempo». Sempre in ambito Pd Graziano Delrio considera la proposta da valutare ma solo dopo aver dato «il voto al Senato ai 18enni. Siamo già impegnati su questo fronte, che mi pare già un grande passo avanti. Poi si potrà ragionare anche del voto ai 16enni». È anche vero che nei paesi dove si può andare al seggio a 16 anni anche la maggiore età – e quella per guidare l’automobile – è abbassata a 16 anni.

L’idea di Enrico Letta

Il primo a rilanciare l’idea nel dibattito politico è stato l’ex premier Letta che, intervistato da Repubblica, l’ha definita «la riforma costituzionale da fare in un anno» e ha chiesto ai suoi di «non esitare»: «Il Pd deve imporsi», ha detto. Il ministro degli Esteri M5s ha replicato poco dopo: «Il dem Letta, ora direttore dell’Istituto di Studi politici a Parigi, sempre nell’intervista a Repubblica, ha anche chiesto che il Parlamento lavori per l’approvazione dello “ius culturae”: la proposta però, incardinata a Montecitorio, si è di nuovo arenata perché considerata non prioritaria per la maggioranza». Secondo Letta l’esecutivo deve pensare ai più giovani e a come coinvolgerli: «Il mio lavoro sono i ragazzi, è a loro che bisogna pensare», ha detto. Proposte che l’ex premier giudica urgenti e facilmente approvabili in Parlamento con questa maggioranza. «È un modo per dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sottorappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi. Il momento è ora, non si aspetti per ottenere di più».