All'indomani del passo indietro della delegazione Iv, il premier esprime a Mattarella la volontà di recarsi alle Camere per «l'indispensabile chiarimento politico». Intanto i Dem dicono no ad una collaborazione con la destra e temono elezioni anticipate. E i 5s non vogliono più parlare con l'ex premier toscano
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Il premier Giuseppe Conte è salito questo pomeriggio al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al fine di aggiornarlo sulla situazione politica, dopo il passo indietro della delegazione di Italia Viva.
Il capo del Governo ha espresso la sua intenzione di andare al più presto in Parlamento per «l'indispensabile chiarimento politico», mediante comunicazioni alle Camere, sulla crisi in atto provocata dallo strappo di Renzi. Mattarella «ha preso atto - si legge in un comunicato del Quirinale - degli intendimenti così manifestati dal presidente del Consiglio».
E, sempre in un comunicato del Colle, si legge che il presidente della Repubblica «ha firmato il decreto con il quale, su proposta del presidente del Consiglio, vengono accettate le dimissioni rassegnate dalla senatrice Teresa Bellanova dalla carica di ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali - il relativo interim è stato assunto dal presidente del Consiglio - dalla prof. Elena Bonetti dalla carica di ministro senza portafoglio e dell'on onorevole Ivan Scalfarotto, sottosegretario di Stato».
M5s non parla più con Renzi
La maggioranza dopo lo strappo con Renzi non esiste più, quindi è reale il rischio di elezioni a giugno dicono nel Pd. Ma i Dem spiegano che non possono andare dietro a rumors su sostegni alla maggioranza che al momento non si palesano. D'altro canto anche ricucire con Iv sembra una chimera perchè il M5S chiarisce che con Matteo Renzi non ci parla più. Quindi senza volerlo, è l'analisi del Pd, la situazione sta rotolando verso le elezioni anticipate a giugno.
«Il Movimento deve solo mantenere la linea delle ultime 48 ore - scrive su Fb l'esponente M5s Alessandro Di Battista - Renzi ha squittito per far fuori Conte e basta? Benissimo, Conte resta al suo posto. Renzi ha lasciato il governo? Benissimo, non ci entrerà mai più. Senza Se e senza Ma. Intanto queste sono le due condizioni che la forza politica che ha preso più voti nel 2018 (con una legge elettorale, lo ricordo, fatta ad hoc contro il M5S) mette sul piatto. E siamo compatti. Finalmente». «Il gesto irresponsabile di Renzi divide definitivamente le nostre strade», è il commento di Luigi Di Maio.
Dal Nazareno il No al governo con il centrodestra
Nella sede del Pd si è tenuto il vertice sulla crisi di governo convocato dal segretario Nicola Zingaretti. Presenti i membri della segreteria, il vicesegretario Andrea Orlando, i capigruppo Graziano Delrio, Andrea Marcucci e i ministri. «Abbiamo chiarito e dobbiamo ribadire che per noi è impensabile qualsiasi collaborazione di governo con la destra italiana, sovranista e nazionalista. Sarebbe un segnale incomprensibile. Le immagini di Washington ci dicono quanto pericolosa sia quella deriva. È sbagliato dopo la vittoria di Biden favorire scenari che ridanno fiato come è accaduto con la scelta di Renzi, agli alleati di Trump», dice Zingaretti nel suo intervento alla riunione dell'ufficio politico del Pd.
Quindi il monito di Graziano Delrio a parlamentarizzare la crisi: «Come gruppo dei democratici vogliamo che la crisi venga parlamentarizzata e che ci siano le comunicazioni». «C'è un dato che non può essere cancellato dalle nostre analisi. Ed è a questo punto l'inaffidabilità politica di Italia Viva. Che è un dato presente e che io credo, e questo dovremmo tenerlo in considerazione, per come è avvenuto mina la stabilità in qualsiasi scenario si possa immaginare un coinvolgimento e una nuova possibile ripartenza», ha detto ancora Zingaretti nel corso dell'ufficio politico del Pd.