Alle 15 il presidente del Consiglio parla al Senato. Il leader della Lega per ora non annuncia il ritiro dei suoi ministri. L’attesa negli altri partiti e gli scenari: ecco cosa potrebbe succedere
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
La calda e burrascosa estate del governo gialloverde potrebbe giungere oggi a conclusione. Tutti i protagonisti ascolteranno alle 15 il discorso ‘chiarificatore’ che terrà nell’aula del Senato il premier Giuseppe Conte.
L’avvocato degli italiani si appresta dunque a reggere un’importante arringa difensiva su quanto è accaduto.
Si presume che al centro del suo discorso ci sarà il vicepremier Matteo Salvini, colpevole, a detta dello stesso premier e dell’ex alleato Luigi Di Maio, di questa debacle politica.
Seduti accanto a lui ci saranno i ministri pentastellati ‘traditi’ da quell’alleato che circa 15 mesi fa aveva stretto con loro un accordo, sottoscrivendo addirittura un contratto. Nei banchi dell’aula di palazzo Madama siederanno tutti gli altri: i presunti fautori della crisi, ovvero i leghisti, compatti a fianco del loro leader Salvini, gli aspiranti nuovi protagonisti della vita politica italiana, guidati dal redivivo Matteo Renzi, e i sempreverdi forzisti, guidati dall’assente Silvio Berlusconi.
La posizione di Salvini
In attesa delle parole del premier Conte al Senato, il dibattito si fa sempre più intenso. Il leader della Lega Matteo Salvini, ai microfoni della trasmissione di Radio 24 'E la chiamano estate', ha detto: «Ho le idee ben chiare su quello che farà la Lega, non mi permetto di giudicare cosa faranno gli altri. Se qualcuno ha scelto una maggioranza alternativa e si stanno distribuendo ministeri fra Pd e M5S basta dirlo, è una questione di correttezza nei confronti degli Italiani. Sono disposto ad aspettare tutti ma poi farò quello che penso».
«Oggi sentirò prima l'intervento del premier» aggiunge e sul possibile ritiro dei ministri leghisti dice: «Prima devo sentire cosa dice, se sarà un discorso contro Matteo Salvini giudicheremo, spero che si parli del futuro dell'Italia».
«Un governo con pieni poteri è un governo che fa, che non discute, che non polemizza. Poi quello che deve fare un governo è ben regolato dalla Costituzione». In questo momento, ha aggiunto Salvini, «stiamo facendo i conti con la disperazione di persone che non vogliono mollare la poltrona. Chi ha la coscienza a posto e ha lavorato bene non ha mai paura delle elezioni. Io a votare andrei anche domani mattina se si potesse».
Quindi «vedremo, dopo questi 10 giorni, che voglia di andare avanti ci sarà. Vedremo se qualcuno ha fatto accordi, se qualcuno vuole governare e vuole fare. L'alternativa? Il voto».
«Ci sarebbero già le date delle prossime elezioni se non ci fosse un gruppo di parlamentari che non vogliono mollare la poltrona», ha sottolineato il premier leghista. «Che senso ha un governo contro Salvini con tutti dentro? Un governo deve essere forte, per poter fare», ha concluso il vicepremier leghista.
Cosa potrebbe succedere oggi nell’emiciclo del Senato
Il primo punto all’ordine del giorno sarà la conferenza dei capigruppo fissata per le 14 e 30 che stabilirà tempi e modalità del dibattito successivo alle comunicazioni del presidente del Consiglio. L’incontro servirà a capire quali saranno, e se ci saranno, le decisioni dei partiti.
Al termine del discorso del premier Conte si aprirà il dibattito in aula e si potrebbe arrivare al voto sulle risoluzioni. A seguito di ciò tutti gli scenari sono aperti.
Come riporta Repubblica.it potrebbero verificarsi diverse ipotesi: Conte - ed è la prima ipotesi nonché la più credibile - potrebbe giocare d'anticipo sul voto ed annunciare la sua intenzione di salire al Quirinale per dimettersi bloccando di fatto i lavori del Parlamento; una seconda ipotesi prevede che il presidente del Consiglio, terminate le comunicazioni al Senato, attenda il dibattito e il voto sulle risoluzioni presentate dalle varie forze politiche. E si rechi al Quirinale per dimettersi solo dopo che la Lega avrà votato la sfiducia al governo; infine, l'ipotesi meno probabile, è quella di una ricucitura in extremis tra M5s e Lega, nel caso in cui Conte nel suo discorso lasciasse uno spiraglio per la ricomposizione della maggioranza gialloverde.
Le posizioni dei partiti
Luigi Di Maio si affida a Mattarella, affermando che Salvini ha «combinato un disastro» e che un governo con Renzi, Lotti e Boschi è solo una «bufala della Lega». Mentre Vito Crimi fa sapere che l'orientamento sarà quello di esprimere un voto dopo le comunicazioni di Conte. L'ipotesi più accreditata rimane quella di presentare una risoluzione in suo favore sulla quale il premier Conte potrebbe porre la questione della fiducia.
L'ex segretario del Pd, Matteo Renzi chiarisce: «Mi sembra saggio che nessuno di noi stia dentro il governo, io non ci sarò. Nessuno di noi chiede la benché minima poltrona» e dal quartier generale del Nazareno Nicola Zingaretti non cede e ribadisce la linea ufficiale del partito. Ossia la necessità della formazione, in caso di un nuovo esecutivo sostenuto dal Pd, di un «governo forte e di rinnovamento anche nei contenuti». Altrimenti - ribadisce Zingaretti - «è meglio il voto».
Di Maio scrive a Conte
«Caro Giuseppe oggi è un giorno importante - ha scritto su Facebook il vicepremier Luigi Di Maio -. Il giorno in cui la Lega dovrà rispondere delle proprie colpe per aver deciso di far crollare tutto, aprendo una crisi in pieno agosto, in spiaggia, solo per ricorrere i sondaggi. Oggi al Senato, i ministri M5S saranno al tuo fianco. Ci presenteremo a testa alta. Qualunque cosa accada volevo dirti che è stato un onore lavorare insieme in questo governo. Se una perla rara, un servitore della Nazione che l'Italia non può perdere».
Il ruolo di Mattarella
Chiarezza e responsabilità. Questo è quanto si aspetta dai protagonisti della scena politica italiana il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Al Quirinale stanno giungendo, da numerosi contatti riservati, informazioni sulle possibili decisioni che potrebbero essere prese oggi dai partiti dopo il discorso di Giuseppe Conte.
Il capo dello Stato potrebbe fare la sue entrata risolutiva nella bagarre che sta vivendo il governo se il premier formalizzerà le sue dimissioni salendo al Colle. Inevitabile, dunque, un primo giro di consultazioni, che si presuppone sarà rapido ma, determinante per snidare paure, dubbi e opposizioni da parte delle forze politiche.