I test sul siero sviluppato da AstraZeneca e l'università di Oxford erano giunti alla fase 3 ed erano tra i più avanti al mondo. La sospensione arriva dopo l'accordo tra l'azienda farmaceutica e l'Ue che prevedeva l'arrivo delle prime dosi per fine anno
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L’azienda biofarmaceutica AstraZeneca ha sospeso tutti i test clinici sul vaccino per il coronavirus che sta sviluppando con l'Università di Oxford dopo che uno dei partecipanti ha accusato una «seria potenziale reazione avversa».
Lo stop temporaneo consentirà al colosso farmaceutico di esaminare il caso e rivedere i dati sulla sicurezza. «Il nostro processo standard di revisione dei test ha fatto scattare una pausa», afferma un portavoce di AstraZeneca. «Si tratta di un'azione di routine che si verifica ogni volta che c'è una potenziale reazione inspiegata in uno dei test» che consente di avere il tempo di «indagare e assicurare allo stesso tempo il mantenimento dell'integrità del processo dei test».
Il vaccino AstraZeneca-Oxford University è visto come un forte contendente tra decine in fase di sviluppo a livello globale. Si sperava che potesse essere uno dei primi ad arrivare sul mercato, dopo il successo dei test di fase 1 e 2. Il suo passaggio ai test di Fase 3 nelle ultime settimane ha coinvolto circa 30.000 partecipanti negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Brasile e in Sud Africa.
«Nei test più ampie reazioni possono accadere per caso ma devono essere indipendentemente valutate con attenzione», aggiunge il colosso farmaceutico, che con l'annuncio della sospensione cala del 6% a Wall Street nelle contrattazioni after hours. Non è inconsueta per i test clinici una sospensione. Ma lo sviluppo del vaccino del coronavirus è uno di quelli più sotto osservazione della storia e qualsiasi segnale che arriva dai test passa all'esame con la lente di ingrandimento.
Lo stop di AstraZeneca arriva tra l’altro nel bel mezzo dell'acceso dibattito in corso su una possibile politicizzazione del vaccino, soprattutto negli Stati Uniti dove Donald Trump spinge per averlo prima delle elezioni di novembre fra i dubbi degli esperti.
Solo una settimana fa, inoltre, era stato annunciato un accordo tra l'azienda e la Commissione europea, secondo il quale, nel momento in cui il vaccino fosse stato confermato come sicuro, le prime dosi sarebbero arrivate già entro la fine del 2020. Circostanza confermata dal ministro della Salute Roberto Speranza, che aveva dichiarato che per quanto riguarda l'Italia, è stata proprio «l’alleanza con Francia, Germania e Olanda che ha permesso di spingere l’Ue verso una forte accelerazione rispetto alla possibilità di avere un vaccino il prima possibile».