L’Eurozona chiede degli aggiustamenti «considerevoli» sui bilanci del nostro Paese. «Vorremmo evitarla ma servono i fatti, le intenzioni non bastano», dice il commissario Moscovici. Il ministro Tria invece ribadisce il suo no alla manovra bis
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Il pressing dell’Unione Europea è sempre più incalzante sulle modifiche alla traiettoria di bilancio dell’Italia, preoccupata dalla crescita bassa e dalla mancanza di riforme strutturali, ma il ministro dell’Economia Giovanni Tria è fermo sulle sue posizioni quando dichiara che «L’Italia non ha bisogno di ‘misure correttive’ per rimettere i conti in carreggiata».
«Non ne abbiamo bisogno – prosegue il Titolare del Mef – sennò le faremo. Ma non ne abbiamo bisogno, perché già sappiamo che arriveremo naturalmente a quel livello», quello concordato con la Commissione alla fine del 2018. Rimanda tutto al 9 luglio, data in cui si riunirà l’Ecofin e l’Italia «cercherà un accordo con la Ue» per evitare la procedure di infrazione per mancata osservanza dei vincoli di bilancio imposti dai Trattati europei ai paesi membri. «Stiamo facendo un negoziato sugli obiettivi di deficit che noi abbiamo, dimostreremo che li raggiungeremo perché ci mettono in posizione di sicurezza», ha detto ai giornalisti Tria.
Il tempo per trattare è poco
Una spada di Damocle quella che l’Italia porta sulla testa: il Consiglio dei ministri economici dell’UE potrebbe, appunto, infliggere la multa già nel prossimo mese e i margini sono ridotti.
«Vogliamo evitare una procedura per debito, credo che i ministri ci sosterranno in questa fase, aspettiamo fatti, cifre, dati per il 2019 e 2020, le intenzioni non bastano, un sentiero chiaro è necessario, una procedura è ancora evitabile»: dice il commissario Ue agli affari Economici Pierre Moscovici entrando alla riunione dell'Eurogruppo».
«Sull'Italia dobbiamo essere in grado di rassicurare tutti, i cittadini italiani, le imprese, gli investitori, che gli impegni ci sono e li rispettiamo. Quello sarebbe il miglior risultato per l'Italia e la zona euro»: lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno prima della riunione dei ministri. Il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ripete che «servono aggiustamenti considerevoli», e «discuterò con Tria elementi aggiuntivi per correggere la traiettoria dei conti pubblici italiana».
Di Maio e Tria cauti su flat tax
Intanto, Di Maio e Tria sono cauti sulla flat tax (imposta ad aliquota unica che nasce per contrastare l'evasione) che vuole la Lega. «Serve un tetto non oltre 70mila euro l'anno, perché si devono abbassare le tasse ma per il ceto medio», dice il vicepremier.
Nello specifico il ministro Giovanni Tria ribadisce il no alla manovra-bis e aggiunge: «La flat tax? Ero favorevole anche in passato ma bisogna vedere come si fa, in questo momento gli obiettivi di deficit sono quelli. Già un deficit è previsto». Quindi la posizione del vicempremier Di Maio :«Io ieri non ho visto il ministro Tria che diceva no, la flat tax non si può fare o non si può contemplare alcun tipo di deficit», ha tenuto a precisare. «Quando l'incontro è finito, - ha aggiunto ai microfoni di Radio Anch'io - ci siamo alzati tutti quanti, il ministro dell'Interno non ha partecipato dopo a questioni più tecniche che riguardavano altri ministeri».