Tanti i partecipanti alle prove indette dall'ente per l'assunzione a tempo indeterminato di circa 2mila unità. I risultati sono attesi nel fine settimana
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In questi giorni si è concluso il maxi concorsone indetto dalla Regione Campania per l'assunzione a tempo indeterminato di 2.175 unità di personale. Sono stati in tutto circa 140mila - secondo i dati diffusi da Formez - i candidati che hanno partecipato ai 17 giorni di prove (con doppi turni giornalieri) che si sono svolti in 8 padiglioni della Mostra d'Oltremare di Napoli.
In un Italia che sprofonda nell’abisso di una crisi più nera della notte, simile ad un buco nero, dove il pil è stagnante e la disoccupazione schizza alle stelle e oltre, una mandria umana di giovani e meno giovani (tanti gli over 40) ha tentato la sorte per lo svolgimento dei test preselettivi: ben 80 quesiti a risposta multipla da svolgere in 80 minuti. Un’ardua – se non impossibile – impresa.
I più fortunati e meritevoli potranno accedere così alla prova scritta che – se superata – condurrà al terzo step in cui è previsto un anno di formazione retribuito (mille euro lordi) presso gli uffici della Regione Campania con un ulteriore prova orale che darà modo di accedere (finalmente) al tanto agognato posto fisso. Quasi come essere entrati a prendere possesso di un incarico alla Nasa.
L’iscrizione al bando è stata chiusa l’8 agosto e i test preselettivi sono partiti già dai primi di settembre: davvero troppo poco il tempo per poter studiare. Ed ecco che i più tendenziosi iniziano a fare congetture su come potenzialmente l’Ente abbia potuto ingegnarsi, architettando il modo di fare entrare i «soliti raccomandati».
La malizia aumenta quando lo svolgimento non a tutti sembra essere trasparente: il foglio dove annerire le caselle corrette e quello dei quiz - entrambi marcati da un barcode che gli stessi candidati devono apporre in sede d’esame - non vengono imbustati e sigillati ma sono ritirati “a mano” dagli steward che passano tra i banchi delle aule. «E’ facile scambiare quei fogli e imbustarli dove si vuole, magari scollando il codice a barre», dice qualcuno dei partecipanti. Per non parlare del «poco tempo a disposizione, impossibile svolgere tutti quei quesiti, se si arriva a 60 risposte annerite è già tanto», chiosa qualcun altro.
Insomma, vincere un concorso ed entrare a far parte di quella schiera di dipendenti statali equivale a vincere al superenalotto e poter essere così baciati dalla dea fortuna mentre ci si affanna a tentare la sorte per acchiappare quel “6” che si traduce in un posto fisso, ferie e contributi pagati. Un lavoro nella pubblica amministrazione la cui scelta, per alcuni, non è dettata dalla passione ma dalla precarietà.
Si attendono ora i risultati mentre in molti si preparano già per il prossimo ambito e succulento concorso: quello indetto dal Mibac – Ministero per i beni e le attività culturali. Mentre il concorso della Regione Campania ci restituisce l’immagine di una generazione 2.0 che si mette mestamente in fila in attesa di poter varcare la soglia dei cancelli istituzionali con in spalla un bagaglio pieno di sogni, speranze e paure.
«Siamo persone che non si sono ancora arrese al massacro collettivo», puntualizza chi ha partecipato. Tra disillusione e coraggio, rassegnazione e stoica volontà a non mollare che si traduce, nonostante tutto, nella voglia di credere in un futuro migliore, ne sopravviveranno 2175.