Chi possiede un dispositivo Huawei rischia di trovarsi tagliato fuori da tutti i futuri aggiornamenti di Android e delle relative app. È questa la conseguenza della decisione assunta da Google (proprietaria del sistema Android), che ha scelto di assecondare le decisioni del governo degli Stati Uniti, che da tempo ha dichiarato guerra alla società cinese, accusata di compromettere la sicurezza degli Usa e la privacy degli utenti.
La decisione di Google di chiudere a Huawei comporterebbe la perdita di tutte le applicazioni ormai indispensabili per ogni smartphone, quali Play Store e i servizi di Big G come Gmail, non solo in Cina ma anche nel resto del mondo. Il taglio, comunque, dovrebbe avvenire solo per i prodotti che verranno commercializzati a seguito della messa in atto della manovra e non anche per i dispositivi già in possesso degli utenti.


Le prime indiscrezioni sulla vicenda arrivano da una fonte ben informata all’interno della compagnia californiana e che avrebbe comunicato questa informazione all’agenzia di stampa britannica Reuters, rendendo pubblica la notizia. Intanto un portavoce di Google ha dichiarato: «Ci stiamo adeguando all’ordine e valutando le implicazioni», senza rilasciare ulteriori dettagli. Se veramente questo provvedimento andasse in porto, avrebbe delle forti ripercussioni per l'azienda Huawei, segnandone un possibile declino sul mercato degli smartphone e dei tablet.


I tagli sui rifornimenti

Tuttavia non è solo Google a rispettare la linea dettata dall’amministrazione Trump, ma anche le aziende produttrici di chip e microchip come Intel, Qualcomm, Xilinx e Broadcom, che avrebbero tagliato i ponti con il colosso cinese. A riportare la notizia è stata l'agenzia Bloomberg, spiegando come le varie società abbiano già informato i propri dipendenti. Il presidente degli Stati Uniti, il 15 maggio, ha infatti firmato un ordine esecutivo per proibire alle compagnie statunitensi che si occupano di telecomunicazioni l’impiego di apparecchiature elettroniche prodotte da aziende che pongono un rischio potenziale per la sicurezza nazionale.


Le accuse

In previsione del bando impostato dalle autorità statunitensi, il colosso cinese Huawei avrebbe accumulato dai suoi fornitori globali materiale sufficiente per garantire la produzione per circa un anno. A scriverlo è il quotidiano giapponese Nikkei, che mantiene le fonti aziendali anonime. Huawei, infatti, si sarebbe rivolta ai suoi fornitori globali per accumulare scorte in vista di tale conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina e del boicottaggio deciso da Washington ai danni dell’azienda anche nel campo della tecnologia 5G.

In ogni caso, l’azienda dovrebbe comunque accontentarsi della versione limitata open-source per quanto riguarda il sistema operativo del robottino verde, un’alternativa che Huawei avrebbe preso in considerazione già da tempo per mettersi ai ripari dalla tempesta commerciale tra Usa e Cina. Oltre al terremoto in corso per i dazi, si attendevano da tempo ripercussioni figlie delle accuse che hanno incriminato lo scorso gennaio l’azienda cinese e il suo direttore finanziario Meng Wanzhou di frode bancaria, violazione di sanzioni internazionali e del furto di segreti aziendali. Tra l’altro, l’azienda cinese avrebbe violato il regime sanzionatorio nei confronti dell’Iran, coprendo le transazioni tramite Skycom Tech.