Completamente smantellato lo stand di Altaforte presente al Salone del libro di Torino. La casa editrice vicina a CasaPound, al centro delle polemiche, è stata esclusa dalla kermesse con un annuncio diramato nella giornata di ieri. Vicino allo stand del ministero della Difesa, posto assegnato alla discussa casa editrice per motivi di sicurezza, è rimasta solo la sagoma dello stand.


«Le mie dichiarazioni sono state usate come scusa - commenta Francesco Polacchi, editore di Altaforte, a riguardo della denuncia ricevuta della Procura di Torino per apologia del fascismo - sono stato denunciato per un reato di opinione. Sono disponibile a chiarire la mia posizione con la Procura, ma ritengo che la pietra dello scandalo sia il libro 'Io Matteo Salvini'». Ha poi confermato la sua presenza all’evento, concludendo con l’annuncio di una battaglia legale da parte di Altaforte «revoca inaccettabile andremo per via legali».


Matteo Salvini è intervenuto, altresì, sul caso durante un comizio a Pesaro, affermando che «Siamo nel 2019 alla censura dei libri in base alle idee, al rogo dei libri che non ha mai portato fortuna in passato». Il ministro ha poi proseguito criticando «la minoranza di sinistra che si arroga il diritto di decidere chi può fare musica, chi può fare teatro, chi può pubblicare libri. Alle idee si risponde con altre idee, non con la censura».


Confermata anche la presenza di Halina Birenbaum, 90 anni, sopravvissuta ad Auschwitz, che ha avuto il compito di inaugurare la fiera. E' stata proprio la poetessa polacca, 90 anni, oggi residente in Israele, l’ago della bilancia che ha determinato l’esclusione della casa editrice. «Era inimmaginabile avere una testimone della storia come lei fuori dal Salone e Alforte dentro» dichiara la prima cittadina di Torino, Chiara Appendino, di fronte alla possibilità che la scrittrice tenesse la sua lezione agli studenti davanti ai cancelli del Salone. «Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio - spiega intanto Chiamparino, presidente della Regione Piemonte - per trovare una mediazione, ma non è stato possibile, e io aggiungo comprensibilmente, per cui abbiamo preso l'unica decisione in linea con la trazione e i valori di Torino e del Piemonte».


Lagioia, direttore editoriale del Salone del Libro, si è espresso in merito alla vicenda affermando che il problema non è il campanilismo tra due città, in questo caso Torino-Milano, bensì la tematica del fascismo diventata fulcro delle polemiche occorse intorno all’apertura del Salone, affrontato in maniera concitata e imprevedibile nell’ultima settimana. Ha poi aggiunto che la questione verrà ripresa in maniera particolareggiata. A margine dell'inaugurazione del Salone, il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli si è detto concorde con le scelte fatte dalla sindaca Chiara Appendino e dal presidente della Regione Sergio Chiamparino. «Sono state dette delle cose gravi - ha affermato Bonisoli - di cui non si può far finta di nulla. Bisogna prendere delle posizioni». In merito alla questione si espresse anche la casa editrice calabrese Rubbettino, che ha deciso sin da subito di aderire alla manifestazione, con la ferma convinzione che bisogna credere «nella pluralità delle voci e nel confronto come strumento di arricchimento reciproco e di conoscenza». Sul fronte social, un altro passo indietro è stato reso noto dal fumettista Zerocalcare, che ha confermato la sua presenza all’evento.