Il comandante di Roma Francesco Gargaro in conferenza stampa ha spiegato che il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega era in servizio quandè stato colpito a morte ma non aveva con sé la pistola
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Nuovi particolari sull’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega sono emersi oggi nel corso della conferenza stampa del Comando provinciale dei carabinieri di Roma che dimostrano - è stato detto - «la correttezza e regolarità dell’ intervento, analogo e ricorrente nella città di Roma».
Una forse fatale dimenticanza
«Vorrei esprimere disappunto e dispiacere per le ombre e i presunti misteri che sono stati sollevati e diffusi in merito a questa vicenda», ha dichiarato il comandante provinciale dei carabinieri, Francesco Gargaro. Nella notte fra il 25 e il 26 luglio, Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale «sono stati aggrediti immediatamente» dai due ragazzi americani, per cui «non c'è stata possibilità di usare armi, di reagire». Del resto Cerciello Rega non avrebbe potuto farlo perché «aveva dimenticato l'arma, è stata probabilmente una dimenticanza, ma ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire».
Evidentemente «non immaginavano di trovarsi di fronte una persona con un coltello di 18 centimetri, e non si aspettavano neanche di essere aggrediti nel momento in cui si qualificavano come carabinieri», ha spiegato ancora Gargaro, aggiungendo che «si trattava di un servizio che a Roma si fa ogni giorno, o quasi».
Così, prosegue ancora il comandante Gargaro, «nel momento in cui si sono qualificati sono stati immediatamente aggrediti, pochi attimi in cui Varriale è stato sopraffatto e buttato a terra» ha aggiunto Gargaro che poi ha sottolineato che in zona «c'erano 4 pattuglie, che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l'operazione e che sono intervenute pochi minuti dopo l'allarme».
Gli americani «in ottime condizioni»
Tra le ombre succitate, nel corso della conferenza si arriva quindi a parlare dei due giovani americani ritenuti responsabili dell’omicidio e della foto che ritrae uno dei due bendato e ammanettato. «Quando sono arrivati erano liberi da qualunque tipo di vincolo, in ottime condizioni, senza segni di nessuno genere», dichiara la pm Nunzia D'Elia, aggiungendo che «abbiamo fornito l'avvocato d'ufficio, nominato l'interprete e consentito a Gabriel Natale di aver un colloquio preliminare con il suo avvocato da soli».
Sulla foto indagini «per individuare tutte le responsabilità»
«Gli indiziati sono stati individuati e interrogati dai magistrati nel rispetto della legge - dichiara il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino -. Gli interrogatori sono stati effettuati con tutte le garanzie difensive - spiega -, alla presenza dei difensori, dell'interprete e previa lettura di tutti gli avvisi di garanzia previsti dalla legge. Gli interrogatori sono stati anche registrati».
Dal magistrato è stato quindi garantito che i fatti verranno accertati «senza alcun pregiudizio e con il rigore già dimostrato da questa procura in altre analoghe vicende». Infine in merito alla foto di Natale Hjorth bendato e ammanettato Prestipino ha aggiunto: «La procura ha già avviato le indagini per accertare quanto accaduto, per consentire la più adeguata qualificazione giuridica e per individuare tutte le responsabilità».
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