Francesco Schiavone fu arrestato nel 1998 e condannato all'ergastolo nel maxiprocesso Spartacus. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre. La famiglia rifiuta il programma di protezione
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Era uno degli ultimi irriducibili della camorra casalese, custode di importanti segreti, ma dopo 26 anni di prigione, la maggior parte trascorsi in regime del carcere duro, Francesco Schiavone, noto come Sandokan, capo indiscusso del clan dei Casalesi, ha deciso di collaborare con la giustizia. Lo riporta l'edizione cartacea del quotidiano "Cronache di Caserta".
L'avvio del percorso di collaborazione da parte di Francesco Schiavone, soprannominato 'Sandokan', viene confermato dalla Direzione nazionale Antimafia. Secondo quanto si apprende la decisione sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno svolto un lavoro con la massima discrezione. I familiari del boss dei Casalesi hanno preso le distanze dalla sua decisione e non hanno aderito al programma di protezione previsto per i parenti dei collaboratori di giustizia.
La notizia arriva a pochi giorni dal trentesimo anniversario dell'uccisione di don Peppe Diana. Schiavone è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis, condannato all'ergastolo nel maxiprocesso Spartacus e per diversi delitti. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre.