Siamo a Foligno, tranquilla cittadina della provincia umbra. Un supplente della scuola elementare di via Monte Cervino costringe un bambino di colore a sottoporsi a quello che lui definirà, successivamente, e per difendersi, "un esperimento sociale". Ovvero, lo obbliga a voltarsi verso la finestra, giustificando la cosa con il fatto che il bimbo in questione appaia agli occhi della classe come “troppo brutto”. Il fattaccio, volato dalle segnalazioni su Facebook al tavolo della dirigente scolastica, e da lì a quello delle redazioni nazionali e della dirigenza regionale, è oggi valutato nel dettaglio da un avvocato. E soprattutto, lascia due certezze. Primo: fosse vero, (come sembra) la madre dei cretini è sempre incinta. Secondo: non deve essere stata una bella settimana per Ortenzia Marconi.

 

Venti di burrasca

Per la dirigente della scuola, le ultime 48 ore sono state di passione, flagellate da un’ondata di sdegno fatta di polemiche, sollevazioni di scudi, stigmatizzazioni. Le prossime, un'altra Via Crucis: un percorso ad ostacoli tra annunci di interrogazioni parlamentari e richieste di approfondimenti da parte del Sindaco. All’indomani dell’incidente incorso al suo alunno, e al conseguente terremoto che si è abbattuto sulla scuola, i venti di burrasca si intensificano. I giornali nazionali hanno ripreso notizia e fomentato scalpore. Il tutto, per le fantasie didattiche di un supplente che potremmo definire “dall’estetica creativa con tendenze lombrosiane”.

E già: perché se da un lato è vero che sino a prova provata tutti sono innocenti, ed i processi sommari non fanno bene né alle vittime né ai carnefici, la storia saltata dai post di Facebook alla cronaca nazionale non è delle più edificanti. La versione data da Repubblica non lascia scampo all’ottimismo. «Ma che brutto che è questo bambino nero! Bambini, non trovate anche voi che sia proprio brutto? Girati, così non ti devo guardare», avrebbe detto il maestro, secondo i racconti riportati dai genitori. «Il maestro - hanno raccontato i bambini - è andato verso la finestra, ha disegnato un segno sui vetri e ha costretto il bambino nero a guardare verso il segno, con le spalle alla cattedra». 

 

Le reazioni 

Va da sé che nella tranquilla cittadina della provincia umbra, il fatto ha scatenato le reazioni di tutti. Dalle chat delle mamme a quella del Pd. Dal sindaco Nando Mismetti («Ho messo al corrente della cosa il direttore dell’Ufficio scolastico regionale. Quello che è accaduto è estremamente grave, ma non voglio rilasciare dichiarazioni ulteriori: mi riservo di verificare la cosa, e attendo l’esito dell’indagine interna, confidando che sia rigorosa ed efficace»), al deputato Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, residente in città insieme alla sua compagna, e padre d’un bimbo in età scolare. «Stamattina - scrive su facebook - ho appreso dalla stampa una notizia che se fosse vera sarebbe gravissima. Pare che in una scuola di Foligno, la città in cui vivo, un maestro appena entrato in classe abbia additato un bimbo nero e abbia chiesto alla classe se fosse brutto. Non contento, poi, lo avrebbe costretto a stare tutto il tempo rivolto verso la finestra, per non guardarlo». E ancora: «fino a qualche tempo fa, una cosa del genere non sarebbe nemmeno stata immaginabile. Oggi è tutto sdoganato, è tutto possibile. C'è un clima tale per cui un maestro si sente in diritto in uno dei luoghi fondamentali dello Stato di esprimere razzismo e cattiveria nei confronti dei bambini. Sappiate che di questo passo non resterà più nulla della società italiana e della convivenza civile. Giù le mani dai bambini».

 

Il web insorge

È ancora Repubblica a specificare che « una prima contestazione informale il docente - assunto con un contratto a termine per tutto l’anno scolastico - si è giustificato parlando di un esperimento sociale ispirato ad altri che si trovano in rete». La sua intenzione, cioè, sarebbe stata opposta all’effetto che ha avuto: mostrare ai bambini l’ingiustizia di un comportamento visibilmente razzista. Una spiegazione che di fatto non ha convinto nessuno. Tanto più che il medesimo "esperimento" si sarebbe poi ripetuto anche in un'altra classe ai danni della sorella maggiore del piccolo.
Sul web, tra i “dagli all’untore”, i post in difesa, l’invito alla moderazione, ci piace riportare il post di Andrea Paris, prestigiatore, comico e attore avvezzo da sempre a lavorare insieme ai bambini, che commenta: «Non si può fare un esperimento così senza uno psicologo dietro e soprattutto alle elementari. Quando è uscita fuori la cosa, lui si è difeso con questa affermazione senza senso giorni dopo (era un esperimento sociale, ndr)... ma non scherziamo. Non si fa un esperimento sociale mortificando due bambini».