La galassia delle Regioni contrarie all'autonomia differenziata a firma Roberto Calderoli accelera sul referendum abrogativo. Una notizia attesa, visto che era già stata annunciata la nascita di un Coordinamento tra i territori dem (Emilia Romagna, Campania, Puglia e Toscana) e M5s (Sardegna) per scrivere un testo condiviso e 'inattaccabile' da sottoporre alla Consulta.

Tra giovedì e venerdì le cinque Regioni terranno una riunione per esaminare il testo che dovrà essere inviato alla Consulta ma intanto si è rifatto sentire il governatore veneto Luca Zaia che sull'autonomia parla di mera «applicazione della legge». Una risposta al ministro FdI per la Protezione civile Nello Musumeci che lo aveva chiamato direttamente in causa, definendo la sua una "richiesta precoce" e confermando la presenza di "perplessità" all'interno della maggioranza di governo che ha votato quella riforma. Che la partita sull'Autonomia abbia un pieno connotato politico lo conferma la presa di posizione della leader dem Elly Schlein: «Stiamo lavorando con le altre forze politiche e sociali per prepararci a raccogliere le firme per il referendum abrogativo e intanto posso già annunciare che porteremo la richiesta di referendum nei consigli delle Regioni in cui governiamo».

A stretto giro è arrivata la replica della Lega, che attacca: «Il Pd contro il progresso, l'efficienza, la trasparenza e il taglio degli sprechi che l'Autonomia porterà. Non ci stupisce». Ma i dem hanno continuato a rintuzzare il governo e rispetto ai distinguo di Musumeci hanno parlato apertamente di "lacrime di coccodrillo". Il botta e risposta con Zaia, a detta del responsabile riforme dalla segreteria del Nazareno Alessandro Alfieri, farebbe emergere «non solo grandi divisioni nella maggioranza di governo ma anche la pericolosità del disegno leghista che assomiglia sempre più ad una vera e propria secessione». 

In Emilia Romagna i capigruppo del centrosinistra hanno scritto alla Regione per sollecitare l'indizione del referendum abrogativo, accelerazione su cui pesano le vicine dimissioni del presidente Stefano Bonaccini che entro il 16 luglio dovrà entrare al Parlamento europeo. I capigruppo di maggioranza, dem e M5s, hanno anche preparato il testo per il quesito referendario ('Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, 'Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione?') e hanno sollecitato il presidente dell'assemblea regionale a inviare la deliberazione ai consigli regionali. Sarebbe stata fissata al 9 luglio la riunione per discutere e votare la richiesta per il referendum abrogativo. Un percorso simile è stato annunciato in giornata in Campania, che riunirà il proprio Consiglio l'8 luglio.

E a ruota anche da Toscana e Puglia, anche se non è ancora nota la data per la discussione della delibera. Ma c'è anche la Sardegna della pentastellata Alessandra Todde, che si dice «orgogliosa che la regione sia capofila contro l'autonomia differenziata». Todde ha informato che sul quesito referendario si stanno «stringendo i tempi, con l'Emilia Romagna che è più avanti, ci stiamo confrontando con il testo che loro hanno prodotto». Sul fronte della impugnativa per fermare la legge Calderoli, ha detto ancora Todde, «spetta alla Sardegna» perché «essendo una regione a statuto autonomo ha maggiori possibilità, ma stiamo raccogliendo informazioni». 

Sul piede di guerra molti comuni calabresi, in pressing sul governatore Roberto Occhiuto: i territori che chiederanno il referendum abrogativo «da soli bastano, ma la Calabria non resti a guardare e si associ a queste Regioni». Storia diversa per la Regione Piemonte che, dopo l'insediamento della nuova giunta regionale, ha annunciato in giornata che è pronta a chiedere subito l'autonomia differenziata per 9 materie non Lep. Tornando alle frizioni in seno alle Regioni un antico autonomista come Luca Zaia è tornato a prendersela con il centralismo: «Molti cittadini in alcune regioni sono costretti a fare le valigie per andarsi a curare fuori regione, in alcuni palazzi ancora non c'è l'acqua potabile, abbiamo i rifiuti per strada». Una situazione che non è figlia dell'autonomia, ma piuttosto del "centralismo".