L'Iran dovrà aspettare «nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l'attacco, proprio come ha fatto fare a Israele», ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Da parte sua, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha detto che se Israele dovesse reagire al raid di sabato scorsola risposta dell'Iran sarà «immediata, più forte e più ampia». E, al minimo attacco agli interessi iraniani, ha affermato il presidente iraniano Ebrahim Raisi, risponderebbe in modo non solo ampio ma doloroso.

Non solo. Il Comitato per la Sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, Abolfazl Amouei, ha dichiarato che Teheran è «pronto a usare un'arma che non abbiamo mai usato». Nella stessa dichiarazione, Amouei ha affermato che Israele dovrebbe considerare i suoi prossimi passi e «agire con saggezza».

Tajani: «Pronti all'invio di truppe»

Dopo l'audizione ieri pomeriggio, davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera e alla Commissione Esteri e Difesa del Senato, dei ministro Antonio Tajani e Guido Crosetto sui recenti sviluppi della crisi in Medio Oriente, oggi il titolare del dicastero degli Esteri è tornato a parlare della situazione che si è venuta a creare tra Iran e Israele. «Un attacco, quello iraniano, che va assolutamente condannato», ha detto Tajani  durante il forum all'Ansa. «È arrivato in risposta a un attacco di Israele contro una sede consolare a Damasco, che in sede Ue abbiamo condannato. Ora mi auguro che non ci sia un'escalation. Israele dal punto di vista militare ha vinto, ha respinto l'offensiva ma ora dobbiamo impedire che il conflitto si allarghi sempre di più anche perché abbiamo tensione non solo a Gaza ma anche nel Mar Rosso». 

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«Siamo impegnati alla difesa dei nostri valori, sempre, per raggiungere la pace nella giustizia: l'obiettivo pace sarà quello principale del G7. L'importante è l'unità: quando si vuole raggiungere un obiettivo tutti i Paesi devono avere una visione comune. Sono partiti già dei messaggi importanti in tal senso. Lavoreremo a Capri su questo percorso come lo farà la premier. L'Italia per la sua tradizione pur radicata nell'occidente potrà essere protagonista. Avere l'Italia alla guida del G7 è un'opportunità per tutti per avere la pace», ha aggiunto il vicepremier e ministro degli Esteri.

«Il nostro compito è scongiurare e tranquillizzare le nostre opinioni pubbliche - ha poi spiegato -: il governo italiano è fortemente impegnato per la pace, siamo amici di Israele ma vogliamo lavorare per la pace, compreso l'invio eventuale di truppe qualora si volesse creare uno Stato palestinese con forze di altri Paesi».

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L'Italia «ha un dialogo forte con l'Anp, è il nostro interlocutore, ho sentito anche il nuovo primo ministro Mustafa, che ho invitato in Italia a dimostrazione che noi vogliamo avere un rapporto con l'unica autorità legittima palestinese, per lavorare alla soluzione dei due popoli due stati: l'unica soluzione possibile per la stabilità dell'area». 

Al momento in Italia «non ci sono minacce» legate al terrorismo islamico, «l'unico rischio che potrebbe esserci è di qualche lupo solitario per un effetto di emulazione, ma l'attività di prevenzione ha già dato risultati positivi», ha infine detto Tajani.