Si è spento nella sua casa di Parigi, aveva 98 anni. Fu ministro dell'Economia nel governo Mitterand prima di approdare a Bruxelles
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Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea, tra i padri dell'Euro e del mercato unico, è morto oggi all'età di 98 anni.
Nato a Parigi nel 1925 in un ambiente cattolico, ricoprì la carica di ministro dell'Economia sotto il presidente François Mitterrand (1981-1984) prima di approdare a Bruxelles segnando un'epoca unica nel Vecchio continente.
Qui rimase a capo della Commissione dal 1985 al 1995, svolgendo tre mandati consecutivi (caso unico finora) durante i quali venne istituito il mercato unico, riformata la politica agricola comune e furono firmati l'Atto unico europeo, gli accordi di Schengen e soprattutto il Trattato di Maastricht, che istituì l'Unione europea, mettendo in cantiere l'unione economica e monetaria che porterà alla creazione dell'Euro. La sua attività politica trae ispirazione dal sindacalismo intriso di cattolicesimo sociale, per poi approdare al Partito socialista.
Fondatore del gruppo di discussione e della rivista Citoyens 60, Delors collaborò anche con riviste di estrema sinistra in un percorso intellettuale che lo portò dal gollismo sociale del primo ministro Jacques Chaban-Delmas fino al socialismo di François Mitterrand. Alla fine riassunse il suo pensiero in una frase: «Sono un socialdemocratico». Nel 1994 deluse le speranze della sinistra francese rifiutando di candidarsi alle presidenziali del 1995 nonostante fosse il grande favorito nei sondaggi: una rinuncia spettacolare annunciata in tv davanti a 13 milioni di spettatori. Sposato nel 1948 con una collega che condivideva le sue convinzioni sindacali e religiose, Marie Lephaille, poi morta nel 2020, Jacques Delors ebbe due figli: Martine Aubry, nata nel 1950, e Jean-Paul, nato nel 1953 e morto di leucemia nel 1982.
Ad annunciare la morte del papà è stata proprio la figlia, sindaca socialista di Lille, precisando che si è spento «nella sua casa di Parigi, nel sonno». Nel marzo del 2020 Delors era tornato nuovamente alla ribalta invitando i capi di Stato e di governo dell'Unione europea ad una maggiore solidarietà a livello globale, in un momento cruciale per i 27 che si trovavano alle prese con la ricerca di una risposta comune di fronte alla pandemia di Covid-19. Con i suoi think-tank, "Club testimone" o "Notre Europe" (divenuto poi "Istituto Jacques-Delors" con sedi a Parigi, Bruxelles e Berlino), ha perorato un rafforzamento del federalismo europeo, reclamando più «audacia» di fronte alla Brexit e agli attacchi dei populisti.