Si tratta del 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. La Lombardia tra le regioni più esposte ai disastrosi effetti della crisi energetica
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Scenari critici per le realtà produttive alle prese con il caro energia. I rincari mettono a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell'occupazione del sistema imprenditoriale italiano. I dati sono forniti da Confartigianato che ha analizzato «l'impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori» in coincidenza con l'avvio, oggi, di una serie di incontri con i leader politici in vista del voto.
Il caro energia e le imprese a rischio
«Rischiamo un'ecatombe di imprese. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell'energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti», avverte il presidente Marco Granelli. A livello territoriale, stima Confartigianato, «la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro-energia sull'occupazione delle piccole imprese è la Lombardia: sono a rischio 139mila aziende con 751mila addetti. Non va meglio per il Veneto dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati. Seguono a breve distanza l'Emilia-Romagna (72mila piccole imprese con 357mila addetti), il Lazio (79mila imprese e 304mila addetti), il Piemonte con 62mila aziende che danno lavoro a 262mila addetti, la Campania (77mila imprese con 240mila addetti), la Toscana con 63mila imprese e 228mila addetti, la Puglia (57mila piccole imprese e 177mila addetti) e la Sicilia (63mila imprese con 165mila occupati)».
Il caso Callipo
Tutt’altro che rosea, la situazione in Calabria. Proprio ieri, lo stabilimento di Maierato della Giacinto Callipo Conserve Alimentari spa, una delle industrie più importanti della regione specializzata nella produzione del tonno ha dovuto fermare l’attività produttiva. Dei 264 dipendenti dello stabilimento, 232, e cioè quelli addetti alla produzione, sono stati sospesi dal lavoro per una giornata. Un blocco, sia pure temporaneo, dell'attività cui ne seguiranno inevitabilmente altri, almeno uno la settimana, fino a dicembre.