Probabilmente a Natale e Pasqua, ma non solo, molti di noi hanno portato in tavola un piatto di succulento e invitante prosciutto crudo. San Daniele o di Parma, magari pure Dop, per un costo di circa 32 euro al chilo. Ecco. Probabilmente quelli erano circa 3 euro all'etto, ma quello non era San Daniele e neanche Parma. Almeno stando alle cifre diffuse dalla Procura di Torino, che ha chiuso le indagini preliminari sull'ipotesi di un'associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio di prodotti agroalimentari con denominazione di origine protetta, alla contraffazione della Dop «Prosciutto di San Daniele».

 

Numerosi i reati contestati a 103 indagati, persone fisiche e società, tra responsabili e impiegati del macello di Aviano, allevatori, prosciuttifici, ispettori del Consorzio di tutela. Emessi decreti di sequestro per 270 mila prosciutti, per 27 milioni di euro.

  

La presunta truffa all'Unione europea

La Procura ipotizza anche truffe per ottenere un contributo previsto dal piano di sviluppo rurale della Comunità europea di 400 mila euro, e per incassare ulteriori contributo per 520 mila euro. Scoperti anche reati di natura fiscale e ambientale. I reati sono stati contestati a 62 persone - tutti della filiera produttiva, di controllo e sanitaria - a 25 imprese ed a 16 posizioni stralciate ad altre procure. L'inchiesta è parallela a quella della Procura di Torino che ha fatto emergere le medesime ipotesi di reato in relazione alla Dop Prosciutto di Parma. Le condotte contestate riguardano anche la commercializzazione di carne di suino con la certificazione di qualità regionale «Aqua», il cui disciplinare di produzione è analogo a quello del prosciutto di San Daniele.