Il gas più abbondante finora è l’anidrite carbonica generata da un dibattito infinito che va avanti da quasi vent’anni e, a quanto pare, è destinato a durare ancora a lungo. Non è bastata neppure la crisi energetica, né lo spettro di un inverno riscaldato solo da prezzi incandescenti, per convincere gli italiani ad accettare nuovi impianti per l’accumulo e lo sfruttamento del gas combustibile.

Proprio dalla rivolta della cittadinanza a Piombino, che strenuamente si oppone al posizionamento a 8 miglia dalla costa di un rigassificatore galleggiante che dovrebbe entrare in funzione in primavera, è partita la nuova puntata di Dopo la notizia. Al centro del talk condotto da Pasquale Motta, che segue il Tg delle 14, c’è la realizzazione di un grande rigassificatore a Gioia Tauro, progetto antico che ha mosso i primi passi nel lontano 2003, con la Regione che istituì, solo sulla carta s’intende, un Polo del gas nell’area portuale, con una capacità di stoccaggio di circa 600mila metri cubi. Già allora c’era la fantomatica “piastra del freddo” a fare da appetitoso (in senso economico) contorno al progetto: impianti refrigeranti per la lavorazione dei prodotti ortofrutticoli calabresi. Da allora, appunto, sono passati vent’anni.

A riaprire il capitolo, sulla spinta dello shock energetico innescato dalla guerra in Ucraina, è stato il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che in diverse occasioni ha chiesto che il Governo consideri la realizzazione del rigassificatore di Gioia una priorità nazionale, spronando ad abbandonare la logica del “non nel mio cortile”, quella che gli inglesi indicano con l’acronimo Nimby (Not In My Back Yard). A dargli manforte, recentemente, anche l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.

Tutto facile? Per niente. Il fronte del No al rigassificatore conta sempre nuovi sostenitori. Tra questi, l’ex senatore 5 stelle Giuseppe Auddino, ospite a Dopo la notizia con il sindaco di San Ferdinando, Gianluca Gaetano: «Un rigassificatore a Gioia Taro è peggio che a Piombino, dove è previsto impianto offshore, in mezzo al mare. Quello della Piana, invece, sarebbe impianto interrato per due terzi. I rigassificatori sono considerati dalla normativa Seveso “impianti a rischio rilevante”, basti ricordare l’incidente che ci fu in Algeria nel 2004. Dimostra che nel raggio di 10 chilometri le conseguenze sarebbero devastanti». Un’opposizione che Auddino motiva anche con le sue competenze scientifiche.

«Da fisico voglio ricordare che il gas liquido è 600 volte più compatto del gas allo stato naturale. Basta questo per immaginare che potenziale esplosivo c’è in un deposito di stoccaggio di questo tipo. Gli incidenti sono molto rari, è vero, ma quando si verificano sono distruttivi nel raggio di chilometri. Per Auddino neppure la necessità di far fronte all’emergenza energetica regge: «Per realizzare l’impianto ci vorrebbero oltre 4 anni, non è una cosa che si fa dall’oggi al domani. Per affrontare l’emergenza servono altre soluzioni, come le navi gasiere, che possono essere ormeggiate al largo e possono essere noleggiate».

Infine, Auddino si lascia andare a un’iperbole per negare che la “piattaforma del freddo” sia un viatico sufficiente per promuovere la realizzazione del rigassificatore: «Non è che per alimentare il mio frigorifero devo costruire una centrale nucleare sotto casa…».

Molto più cauto il sindaco di San Ferdinando, che ha ricordato come ogni considerazione sia oggi legata a un’idea progettuale: «Siamo ancora nel campo delle pure ipotesi e non c’è una determinazione del Governo - ha affermato Gianluca Gaetano -. Io non sono contro a prescindere al rigassificatore, ma neppure per un Sì senza riserve. Credo che in questi casi la cosa più importante sia informare i cittadini e dare loro la possibilità di formarsi un’opinione consapevole e non ideologica. Decisioni del genere sono decisioni che modificano il territorio e come tali devono vedere il diretto coinvolgimento dei cittadini. Il rigassificatore non è né buono né cattivo, i vantaggi potrebbero essere tanti, ma i rischi vanno valutati e le informazioni devono essere attendibili».

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