«Io vengo da una famiglia di alti burocrati, tutti direttori generali», ricorda Antonio Padellaro, giornalista e saggista. «Mio padre è stato direttore generale alla Presidenza del Consiglio della proprietà letteraria, questo tema tornerà a proposito della mia scelta di fare giornalismo».
Nato a Roma, da una famiglia siciliana che aveva creduto agli ideali fascisti. Alla liberazione, tutti coloro che avevano collaborato con il regime, erano stati sottoposti al processo di epurazione. Nel caso della famiglia Padellaro, si era concluso in maniera più che positiva perché «non avevano fatto nulla se non credere in un ideale sbagliato».

La mamma morta di parto, dando alla luce la sorella più piccola, il padre sempre impegnato nel lavoro e Antonio Padellaro si ritrova a frequentare la scuola dai Gesuiti, ottenendo scarsi voti. «I miei brutti voti sono durati fino al liceo, quando un professore di italiano, Mario Scotti, mi prese sotto la sua ala, aveva capito che c’era qualcosa. In quel momento la mia vita stava cambiando, mi sono riscattato».

Dai gesuiti fino alla laurea in legge, il giornalista si racconta con passione ripercorrendo le tappe assieme a Paola Bottero, direttore strategico di Pubbliemme – Diemmecom, viaCondotti21 e LaCNetwork, nel salotto di Vis-à-vis.
«Vivevo in una casa piena di libri e di giornali, passavo il tempo non sui libri, ma sui giornali. Avevo fame di lettura e scrittura. Era una cosa spontanea, proprio il piacere di leggere. Era una lettura disordinata, dai classici russi a quelli americani. Non perché lo avessi scelto, trovavo nella libreria di casa questi libri, in maniera un po' disordinata, così com’ero io» racconta Antonio Padellaro. «Ad un certo punto vado da mio padre e gli dico che volevo fare il giornalista. Lui mi risponde: sì, ma che lavoro vorresti fare?».

Così comincia la sua carriera all’Ansa, come “mozzo”, come si è definito lo stesso Padellaro, fino a quando il direttore Sergio Lepri, lo convoca dicendogli: è il momento che cominci a brillare di luce propria. La sua carriera è in ascesa: prima nella redazione romana del Corriere della sera, poi come vice direttore de l’Espresso, direttore dell’Unità e fondatore de Il Fatto Quotidiano. Nel 2014 viene nominato presidente della Società editoriale de Il Fatto.

I ricordi affiorano come un fiume in piena, dalle esperienze e le scelte professionale agli intrecci con la famiglia, diventa impossibile emozionarsi con alcuni dei racconti del giornalista. «Mio padre, viene a sapere di questo film – collabora alla stesura della sceneggiatura di Forza Italia! di Roberto Faenza e Marco Tullio Giordano - ci resta malissimo, più per il ruolo istituzionale che aveva. Ad un certo punto c’è una rottura, fino a quando non mi scrive una lettera, che costudisco gelosamente. La lettera non era un rimprovero, ma si era sentito messo da parte, si aspettava semplicemente di essere coinvolto. Parlate sempre con i vostri genitori».

Tra una riflessione e un ricordo, c’è sempre tempo per soffermarsi sulle nuove generazioni, e un consiglio a chi si approccia a questo mondo: la curiosità e il non annoiarsi.«Io mi accorgo subito quando sto scrivendo un articolo che “non va”, perché sono il primo ad annoiarmi. Il lettore ha diritto ad avere il meglio, una scrittura accettabile e la completezza dell’informazione».

Vis-à-vis va in onda ogni martedì alle 21 su LaC Tv, canale 11 del digitale terrestre, canale 411 TvSat e 820 di Sky. La puntata è disponibile su LaC Play.