Il video della durata di 2’30”, realizzato dalla stessa fondazione del carnevale di Viareggio con la collaborazione di Alberto Micelotta per il programma Gli Intoccabili. Tutti i più importanti costruttori del Carnevale di Viareggio hanno raccontato il loro modo di concepire l’arte, spiegando come questa possa diventare il mezzo per affrontare anche temi di stretta attualità, in chiave satirica.

Alla domanda “Se dovessi affrontare il tema della ‘Ndrangheta a cosa penseresti?” i carristi viareggini individuano in essa una sorta di male assoluto a cui è necessario dare un’immagine che contribuisca a una presa di coscienza collettiva.

La memoria del carrista Fabrizio Galli ritorna al 1984 e alla grande Idra utilizzata per rappresentare la mafia, la ‘ndrangheta, e la camorra in lotta con le maschere della commedia dell’arte, realizzata da suo  padre e fatta sfilare per le strade di Viareggio.

“Sicuramente farei un carro pieno di sangue, pieno di situazioni dure” così se lo immagina Roberto Vannucci che aggiunge  “Non farei cose banali ad esempio il mafioso con la coppola. Affronterei direttamente il problema con immagini molto forti perché attraverso il Carnevale gli spettatori capiscono che certe rappresentazioni servono”.      

Originale anche la proposta di Marzia Etna di raffigurare la ‘Ndrangheta come una grande pianta di edera che si ramifica, si espande e soffoca tutto quello che trova davanti al suo percorso. C’è anche Luca Bertolozzi che non nasconde la difficoltà di riportare su una costruzione “un male che è parte di noi
“. Tra le proposte avanzate c’è anche quella di Enrico Vannucci uno dei maestri della cartapesta che allestirebbe il carro con un water e una grande mano a rappresentare gli italiani, nel gesto di tirare lo sciacquone per buttare via tutte lo sporco,il male e l’odio che porta l ‘Ndragheta.

Tuttavia c’è una voce che esce fuori dal coro, quella di Umberto Cinquini, contrario a dare ulteriore visibilità all’organizzazione mafiosa in un evento così importante come è il Carnevale di Viareggio per il rischio di mitizzare i delinquenti.