Ventun anni in carcere da innocente. È l’incredibile storia di Angelo Massaro che ha risposto alle domande di Alessandro Russo durante la puntata di Link in onda questa sera su LaC Tv. In studio anche Valentino Maimone, giornalista, che insieme a Benedetto Lattanzi ha fondato Errorigiudiziari.com, un archivio online (oltre che un’associazione no-profit) che da oltre 25 anni approfondisce il fenomeno in Italia e che raccoglie casi di errori giudiziari degli ultimi 50 anni.

«Il più grave errore giudiziario della storia italiana recente e della Repubblica dal dopoguerra ad oggi» dice Maimone riferendosi alla storia di Angelo Massaro, dalla quale è stato tratto un docufilm con la regia di Francesco Del Grosso dal titolo “Peso morto”.

Una vicenda che nasce da un’intercettazione trascritta male e capita anche peggio, che ha causato l’ingiusta incarcerazione di Angelo Massaro, accusato per 21 anni dell’omicidio di un amico in provincia di Taranto. L’uomo scomparso non è mai stato ritrovato. Massaro racconta a Link quella telefonata mattutina con la moglie che ha stravolto la sua vita per 21 anni. Anni che nessuno gli restituirà più.

«La mia storia inizia il 10 ottobre del ’95, quando sparì un mio carissimo amico. Dopo sette giorni, mentre stavo facendo un trasporto di un mezzo meccanico per motivi di lavoro, effettuai una chiamata a mia moglie dicendo di preparare il bambino per l’asilo perché da lì a poco sarei andato a prenderlo». 

Durante la telefonata avvenuta con la moglie alle 8 di mattina, Massaro aggiunse che stava trasportando qualcosa di ingombrante. «Le dissi che stavo trasportando qualcosa di ingombrante. La parola esatta era ‘muerz’ (in dialetto barese). – sempre con riferimento a questa parola dice – Per gli inquirenti la parola muerz con la ‘z’ diventò muert con la ‘t’ e loro lo intesero come cadavere, riferendosi a questo presunto cadavere di questo mio amico scomparso sette giorni prima».

Una condanna quella subita da Angelo che lo ha spronato a non mollare, ma anzi lo ha spinto a studiare. Pur di capire perché fu condannato si fece mandare dai familiari tutte le copie del processo. «Ho fatto comprare ai miei il Codice di procedura Penale, Civile, e sapendo che potevo dimostrare la mia innocenza, mi sono messo a studiare sui documenti del mio processo. Ho fatto una relazione scritta di mio pugno, mi sono iscritto all’Università, anche perché lì avrei potuto capire meglio il linguaggio giuridico…».

Un messaggio di delusione misto a rabbia, per l’ingiustizia subita, ma anche di forza e rivincita quello di Angelo, che è riuscito a prendersi una rivincita dimostrando la sua innocenza, difesa incessantemente per 21 anni. Andando addirittura anche contro i pareri di numerosi e illustri avvocati, che gli avevano ripetuto che non c’era più nulla da fare.  

La puntata è disponibile su LaC Play.