31 luglio 2021, aula bunker di Reggio Calabria. È tarda sera quando il presidente del collegio, Silvia Capone, rientra insieme ai giudici a latere. È il momento conclusivo di una lunghissima camera di consiglio. La lettura del dispositivo fa comprendere come, per buona parte, l’impostazione della Dda di Reggio Calabria sia stata ritenuta provata. Oltre 156 anni di carcere inflitti ai 14 imputati condannati. Quindici le assoluzioni. Un processo estremamente complesso fatto di oltre 300 udienze, decine di migliaia di pagine di intercettazioni, tanti collaboratori di giustizia e testimoni esaminati.

Ma quello che sembra lo sforzo più grande, in realtà, è solo l’incipit di qualcosa di più complesso che, da lì a pochi giorni, spetterà soprattutto al presidente della Sezione dibattimentale, Silvia Capone: vergare le motivazioni di un processo con cui, di fatto, viene riscritta la storia giudiziaria e politica degli ultimi cinquant’anni. A Reggio Calabria e nel resto d’Italia.

Una sentenza da 7683 pagine

Serviranno due anni esatti per terminare un lavoro monumentale: ben 7683 pagine di sentenza di primo grado per mettere nero su bianco quell’intreccio inconfessabile di poteri e relazioni tra ‘Ndrangheta, massoneria segreta di Licio Gelli, forze extraparlamentari eversive di destra e pezzi deviati dello Stato appartenenti non solo ai servizi di sicurezza, ma anche alle forze dell’ordine ed alla magistratura. È questo il cuore del processo “Gotha”. Un viaggio nel tempo che rimette in ordine i tantissimi tasselli della storia italiana degli ultimi 50 anni, a partire dallo storico summit di ‘Ndrangheta di Montalto, per giungere ai Moti di Reggio Calabria ed alla creazione di una struttura “riservata” del più potente sistema criminale al mondo. Nomi e volti sconosciuti perfino agli stessi affiliati. Identità invisibili ai più che, nella prospettazione della Procura reggina sposata dai giudici, hanno condizionato la vita criminale e politica italiana, infiltrandone le istituzioni. Un «disegno comune che trova la sua origine nella contrapposizione allo Stato, con finalità di sopraffazione ed annientamento delle fondamenta ordinamentali dello Stato democratico».

La sentenza ripercorre e sviscera le cinque operazioni messe insieme dalla Dda reggina: “Mammasantissima”, “Sistema Reggio”, “Fata Morgana”, “Reghion” ed “Alchemia”. Enorme la mole di documenti prodotta dai pubblici ministeri Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Sara Amerio: oltre ai collaboratori ed ai testimoni esaminati, vi sono migliaia di intercettazioni, acquisite anche da altri procedimenti, che svelano le attività e le relazioni degli imputati del processo.

Il podcast “Gotha”

Proprio dalla complessità della sentenza e dal livello di approfondimento raggiunto dal Tribunale di Reggio Calabria nasce l’esigenza di un racconto che possa sintetizzare le figure principali del processo e narrare i fatti, gli eventi, le relazioni e le stagioni politiche che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni di storia calabrese.

Il podcast si compone di undici puntate con un filo narrativo comune, intercettazioni originali, estratti di testimonianze, ricostruzioni e interviste esclusive ad alcune tra le più prestigiose firme del giornalismo d’inchiesta nazionale. Un racconto “smart” che, però, non rinuncia all’approfondimento e soprattutto rimane fedele a ciò che è contenuto all’interno della sentenza del Tribunale di Reggio Calabria.

Una ricostruzione che non può prescindere da un dato: tutti gli imputati condannati in primo grado sono da considerarsi, allo stato, non colpevoli, rimanendo ferma la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva. Ecco perché bisognerà tenere presente che tutte le informazioni veicolate nel podcast, pur essendo perfettamente aderenti a quanto contenuto in sentenza, sono da considerarsi comunque “allo stato degli atti”