La sesta puntata del podcast sul “processo agli invisibili” è dedicata all’ex commercialista e amministratore giudiziario che avrebbe fatto parte di un sistema «capace di condotte fuori da ogni regola»
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Commercialista, collaboratore dei servizi segreti, amministratore giudiziario. Uomo di fiducia delle forze dell’ordine. In realtà, secondo il Tribunale di Reggio Calabria, è qualcosa di più: uno dei riservati della ‘Ndrangheta, uno di quei personaggi in grado di volteggiare, con disarmante disinvoltura, dagli uffici giudiziari reggini alle abitazioni dei più potenti boss della ‘Ndrangheta per avvisarli delle indagini in corso. Lui risponde al nome di Giovanni Zumbo, conosciuto anche come “lo spione”, personaggio certamente molto particolare, finito nel maxiprocesso “Gotha” non per le imputazioni principali, ma per un episodio di intestazione fittizia delle quote societarie riconducibili alla vecchia società mista del Comune di Reggio Calabria, la Multiservizi.
IL PODCAST - Gotha, processo agli invisibili
Nella sesta puntata del podcast viene delineata la sua figura a partire dall’episodio più famoso che lo ha visto coinvolto: la sua visita a casa del boss della ‘Ndrangheta, Giuseppe Pelle “Gambazza”, unitamente ad un altro pezzo da novanta del crimine reggino, Giovanni Ficara, a capo dell’omonima famiglia egemone nella periferia sud della città. Zumbo, in quell’occasione, riporterà notizie riservatissime su indagini in corso. All’interno del podcast sarà possibile ascoltare tutti i passaggi originali di quella visita in casa Pelle, dove vengono anche pronunciate parole di disprezzo verso quel sistema di cui Zumbo si sente parte ed i cui membri definisce «i peggiu porcarusi du mundu» (i peggiori porcherosi del mondo).
Zumbo, però, è anche il protagonista di un’altra vicenda valorizzata dal Tribunale, ossia quella del ritrovamento dell’auto con le armi nel giorno della visita del presidente Napolitano dopo l’attentato in procura generale a Reggio Calabria. Eloquenti le parole del colonnello Stefano Russo, esaminato nel corso dell’istruttoria: «Se c’è un primo risultato, se c’è un momento molto e di grande vantaggio per la 'ndrangheta dato dalle visite di Zumbo e di Ficara Giovanni a casa di Pelle, è stato certamente quello di averci costretto a chiudere, facendo dei fermi nell'indagine "Reale", le attività intercettive a casa di Pelle». Fu un momento di grande tensione, perché in casa del boss si recavano tantissime persone, tra cui anche importanti politici, e l’interruzione dell’ascolto privò certamente l’autorità giudiziaria di una fonte privilegiata di informazioni.
Zumbo, nella descrizione del pentito Fiume, era un riservato della cosca De Stefano sebbene non affiliato: «Lui – ha spiegato il collaboratore – non si capiva se voleva fare il poliziotto o il mafioso».
Per il Tribunale presieduto da Silvia Capone, dunque, Giovanni Zumbo era parte di un «sistema molto ampio, capace di realizzare condotte al di fuori di ogni regola».
Una figura delineata completamente quella di Zumbo? Ne abbiamo discusso con due firme di Repubblica, i giornalisti Alessia Candito e Giuseppe Baldessarro, ma anche con l’avvocato Emanuele Genovese, difensore di Giovanni Zumbo.