Il sacerdote, ex rettore del santuario di Polsi, è il protagonista della quinta puntata del podcast dedicato al “processo agli invisibili”. Dalla sua presunta appartenenza a logge massoniche coperte fino ai rapporti con Paolo Romeo e Antonio Marra
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Un «paciere nei contrasti» tra le cosche. È questo il ruolo che il Tribunale di Reggio Calabria ritiene sia corretto attribuire a don Pino Strangio, protagonista della quinta puntata del podcast “Gotha”. Una posizione strategica, a giudizio dei giudici, «atteso che la composizione di tali contrasti e la interruzione delle faide consolida l’esistenza dell’associazione confermandone la sua funzionalità e la capacità di autogovernare le pulsioni criminali attraverso regole, doti ed organismi concepiti per la sopravvivenza ed il rafforzamento dell’ente criminale». Il sacerdote è stato condannato in primo grado a 9 anni e 4 mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
IL PODCAST - Gotha, processo agli invisibili
La storia di don Pino Strangio trova un suo primo episodio pubblico nell’agosto di quarant’anni fa, a Montecatini in provincia di Pistoia. Le forze dell’ordine stanno effettuando una perquisizione nei confronti, tra gli altri, di un tale Giuseppe Strangio. A loro quel nome nulla dice. Ma in Calabria non è un illustre sconosciuto. Si tratta di un sacerdote, ordinato nel 1981. Addosso all’uomo, viene rivenuta una banconota da 100mila lire che risulta corrispondere a quella utilizzata per il pagamento di un riscatto necessario a liberare una persona tenuta sotto sequestro. Passano poche ore e, dall’altra parte dell’Italia, i carabinieri di San Luca decidono di eseguire una nuova perquisizione, questa volta nell’abitazione del padre di Strangio. Lì trovano un’altra banconota da 100mila lire, proveniente dal riscatto pagato per la liberazione di Carlo De Feo di Napoli. La famiglia di don Strangio – va rimarcato – non ha alcun collegamento con quelle più note e appartenenti alla ‘Ndrangheta di San Luca.
Don Pino, per tantissimo tempo, è rettore del santuario della Madonna di Polsi, luogo di fede che, tuttavia, i vertici della ‘Ndrangheta per anni trasformano in centro nevralgico dei summit che riuniscono le famiglie più importanti.
Sono diversi gli episodi che vedono protagonista don Strangio e che sono ricordati all’interno del podcast: dalla squalifica per il lutto al braccio nella gara calcistica del San Luca – di cui era presidente – in occasione della morte del boss Antonio Pelle, fino all’apprezzamento che il sacerdote avrebbe espresso agli appartenenti alla cosca Gioffré di Seminara, definendoli «uomini di pace» mentre a San Luca impazzava la faida e i Gioffrè tentavano di farla cessare. Così come la trattativa presunta per la cattura di latitanti in cambio di favori per altri detenuti, con relazioni dirette con appartenenti alle forze dell’ordine.
Vi sono poi anche i collegamenti con il mondo della politica e, in particolare, con Paolo Romeo e Antonio Marra. Legati, a giudizio della procura, da rapporti massonici non regolari certificati da elementi probatori raccolti nel corso di diversi anni. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, don Strangio avrebbe raccolto l’eredità di don Stilo, anche quanto all’appartenenza ad una loggia massonica coperta.
Di tutto questo si parlerà nella quinta puntata del podcast in compagnia del giornalista di LaCNews24, Pietro Comito, nonché attraverso la voce del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Stefano Musolino, che ha delineato tutte queste relazioni nel corso della sua requisitoria.